Icona della commedia all’italiana degli anni Ottanta, avvenente sogno per molti uomini e artista completatasi con lo studio e la fatica: lei è Carmen Russo, nata a Genova e cresciuta nel mondo del cinema e della televisione.
Qual è stato il tuo primo film? Avevo 16 anni e partecipai a un film di Paolo Villaggio, Ecco noi per esempio. Lo feci subito dopo essere stata incoronata Miss Liguria. Sicuramente ero molto bella in quegli anni, ma anche emozionata per quella magnifica opportunità.
Come avevi vissuto prima di quel momento il mondo del cinema?
Ho sempre avuto una vera e propria passione per il cinema. Mia mamma era cassiera in un cinema e papà l’andava a prendere alle 23 tutte le sere; io lo accompagnavo, così mi infilavo nella sala e guardavo i finali di tutti i film. Mi dicevo: “Io voglio finire lì”
La televisione negli anni Ottanta e oggi: cosa è cambiato e come? Negli anni Ottanta era una televisione che andava in scena con un copione preciso: era una televisione recitata e preparata. La sigla, il balletto centrale e quello finale rappresentavano il clou di uno spettacolo che veniva preparato per un’intera settimana. Quando vedevo Raffaella Carrà mentre ballava, vedevo uno spettacolo vero e proprio, con venti ballerini che accompagnavano una star. Posso dire che la televisione era cinema. Oggi la tv è diversa: non che sia peggiorata, semplicemente oggi un artista deve essere capace di attualizzarsi.
Fammi un esempio.
Quando ho fatto L’isola dei famosi, ho capito che lì è emersa la persona Carmen, non il personaggio. Penso di aver conquistato il pubblico per ciò che sono.
Nelle trasformazioni di questi ultimi anni ci sono i “social”: che rapporto hai con questi strumenti? Li utilizzo da due anni. Mi piace il rapporto diretto con il pubblico: senza alcun filtro rispondo in prima persona. E non è detto che io ed Enzo Paolo non faremo qualcosa insieme utilizzando questo strumento.
Sei genovese: sarai passata centinaia di volte sul ponte Morandi…
Una tragedia immane. Ero ragazzina e lo paragonavo al ponte di Brooklyn per la sua maestosità. Era un simbolo della nostra città come la Lanterna,
Torniamo al cinema. Hai recitato con Fellini nella Città delle donne: hai un ricordo particolare? Ho fatto una piccola parte, sei secondi, ma è stato straordinario frequentare il Maestro all’interno dello studio 5 di Cinecittà. Lui mi chiamava “la Russina” perché avevo i fianchi stretti.
A chi sei riconoscente? A tante persone, a tutti quelli che generosamente mi hanno aiutato agli inizi di carriera, tra tutti Antonio Ricci. Devo molto a mio marito Enzo Paolo Turchi. Io ero una maggiorata e non ero credibile come ballerina: lui mi ha insegnato la tecnica ed io ho imparato. Senza di lui sarebbe stato impossibile. Ci siamo conosciuti nell’estate del 1983 e non ci siamo più lasciati, sia professionalmente che nella vita privata .
Sei sempre stata corteggiata da tanti uomini: a parte tuo marito, chi ti ha colpito?
Alain Delon, gentile ed elegante. Un uomo bellissimo, ma io ero già fidanzata.
Quale è il tuo più grande successo?
Il più grande successo è Maria, mia figlia.
Bella intervista , bella e brava come donna e come attrice. Bella coppia e bella famiglia. Il massimo che si possa avere dalla vita. Ma bisogna guadagnarselo e loro lo hanno fatto.
Mi spiace che il mondo non cerchi più una certa signorilità, dal punto di vista dei comportamenti pubblici che nascono da uno scarso livello intellettuale. Queste attrici (per così dire) da mercato non saranno certamente ricordate per capacità professionali di palcoscenico… Chi è ignorante o zoccola lo è per tutta la vita… e forse anche dopo !
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