Al Salone del Libro scatta (e rientra) la mordacchia ai libri di Giubilei

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Al Salone del Libro scatta (e poi rientra) la mordacchia ai libri di Giubilei
Luca Galli [CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0)] - Flickr: Lingotto, Fiera del Libro, Lingotto Fiere - Author Luca Galli

Le idee neofasciste, sovraniste sono la base per l’ideologia della forza maggioritaria di governo. Alessandro Giuli, Francesco Borgonovo, Adriano Scianca, Francesco Giubilei, etc… tutti i giorni in tv, sui giornali, con i loro libri sostengono un razzismo esplicito”. Così lo scrittore Christian Raimo, già consulente dell’imminente Salone del Libro di Torino, attivatosi nei giorni scorsi con un post su Facebook poi eliminato, a proposito dell’editore Giubilei Regnani, “reo” di pubblicare autori fuori dal coro.

La cultura in generale (e Il Salone del Libro in particolare) è uno spazio di libertà, dibattito e confronto di idee e tutte le opinioni devono trovare posto: è un peccato che ne si scambi il board per un comitato di salute pubblica in cui decidere chi sia degno di partecipare e chi no.

Anche perché, come spiega Francesco Giubilei sul blog di Nicola Porro, l’editore pubblica “autori di ogni area politica, nelle nostre librerie si trovano i libri di editori di qualsiasi schieramento, in dieci anni di attività – e i nostri autori possono testimoniarlo – non abbiamo mai censurato nessuno e scelto i manoscritti da pubblicare solo ed esclusivamente in base al valore del testo a prescindere da chi fosse l’autore“.

Forse siamo ancora lontani dall’aver raggiunto la vera e piena libertà di opinione, se ancora l’hybris censoria vuol mettere la mordacchia al libero pensiero.

Continua infatti Giubilei: ” […] la mia sensibilità politico-culturale ha determinato la pubblicazione di libri ascrivibili al mondo conservatore, liberale, sovranista, popolare ma non ha impedito che trovassero spazio nel nostro catalogo autori con idee di tutt’altro genere perché ritengo che la cultura sia confronto, discussione e scambio di opinioni. Rigetto con tutto me stesso la volontà di alcuni pseudo intellettuali di arrogarsi il diritto di rappresentare e avere il monopolio della cultura che invece, piaccia o no, è un patrimonio di tutti gli italiani a prescindere dalle loro idee politiche” .

Alla fine Christian Raimo si è dimesso dal Comitato editoriale del Salone spiegando, sempre su Facebook, che si è trattato di un’opinione strettamente personale e di non voler danneggiare il Salone, ma resta l’amaro in bocca per una querelle a senso unico che dovrebbe essere estranea al mondo della cultura.

Un post per ribadire la verità di quanto avvenuto al Salone del libro di Torino pic.twitter.com/CEsRo7xrNk— Francesco Giubilei (@francescogiub) 6 maggio 2019