Andro Merkù: “Con i miei scherzi metto paura ai potenti”

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Andrea Merkù, detto Andro, 56 anni, conduttore radiofonico e televisivo, comico, giornalista, autore, ma soprattutto imitatore temutissimo per i suoi scherzi telefonici dai microfoni de La Zanzara, su Radio24. Oggi, Andro, racconta i suo segreti a OFF…

Andro, ti senti “l’imitatore più temuto dai politici” in Italia?

Questa definizione me la appioppò il Tg4 in occasione di una serie di scherzi radiofonici messi a segno grazie alla mia collaborazione con La Zanzara. A me non può che fare piacere, visto che sono tanti anni che imito personaggi e faccio scherzi che provocano sconquasso a destra e a manca.

Sei una zanzara fastidiosa come il programma dove lavori insomma…

Eh sì, probabilmente quando Cruciani mi ha scovato nella piccola emittente privata dove lavoravo ha proprio intravisto delle buone potenzialità per diventare un disturbatore di professione: una zanzara dispettosa!

Cosa significa La Zanzara per te?

E’ un sogno che si è realizzato 9 anni fa con le prime collaborazioni da Trieste, la città da cui provengo. Poi tre anni dopo sono entrato a far parte della redazione di Milano e ho realizzato il sogno di lavorare in una grande emittente radiofonica nazionale come Radio24. Sono stato anche fortunato a entrare a far parte del team di un programma come La Zanzara dove ho grande libertà.

Che rapporto c’è tra te e il conduttore della trasmissione, Giuseppe Cruciani?

Giuseppe – oltre a contenere in sé genio e una buona dose di sregolatezza – ha il pregio di essere molto diretto e di non serbare mai rancore; in questo modo abbiamo sempre risolto le nostre divergenze mantenendo un grande rapporto di rispetto professionale e di amicizia.

Hai mai avuto paura prima di fare uno scherzo?

Quando ho iniziato a fare scherzi, soprattutto scherzi grossi, avevo paura delle conseguenze. Diciamo che la prima volta che ti trovi un avviso di garanzia nella cassetta delle lettere un po’ ti spaventi. Oggi dopo tanti anni (e dopo tante querele) non ho più paura.

Qual è lo scherzo più grosso che hai messo in piedi?

Lo scherzo che mi ha consentito di scoperchiare vicende che in quel momento non andavano scoperchiate e che poi mi ha causato più problemi, è stato quello a monsignor Vincenzo Paglia fatto con la voce di Matteo Renzi. In quel periodo non si parlava d’altro che dell’allora sindaco di Roma Ignazio Marino presunto “imbucato” ad un meeting di Philadelphia organizzato dalla Santa Sede. Nella telefonata in cui imitavo Renzi, mons. Paglia – che ci era cascato in pieno – si era lasciato andare a più di una dichiarazione forte circa la situazione, rivelando tra le altre cose che Marino si era effettivamente imbucato all’evento. Questa cosa ha creato un clima abbastanza scomodo di incomprensione tra politica e Vaticano. Alla fine quindi lo scherzo è diventato pesante, non per me ovviamente, ma per le persone coinvolte.

Sei mai stato minacciato per il tuo lavoro?

Ho avuto tanti avvertimenti, questo è certo. Io sono una persona molto ordinata e se qualcuno mi sposta un foglio dalla scrivania di un centimetro me ne accorgo. Detto questo, dopo lo scherzo fatto a mons. Paglia con la voce di Renzi sono iniziate ad accadere ad delle cose strane. Ho trovato oggetti palesemente spostati in casa mia che io non avevo mai mosso, ho ricevuto una serie di querele tutte insieme a distanza di tanti anni e qualcuno ha hackerato a più riprese i miei profili social e il mio sito personale. Insomma, sono successe delle cose “bizzarre” e, guarda caso, proprio dopo aver mandato in onda quello scherzo.

Sei mai stato “sgamato clamorosamente” durante uno scherzo?

Mentre stavo facendo uno scherzo telefonico al sindaco di Empoli in quota PD, Brenda Barnini, lei mi ha riconosciuto dicendo: «Ma tu sei quello della Zanzara vero? Vieni a trovarmi a Empoli e ti dimostro che è una splendida città dove stiamo facendo funzionare le cose». Insomma, mi a beccato ma è stata molto gentile e spiritosa nell’accettare lo scherzo. Un’altra persona che mi ha beccato durante uno scherzo e lo ha accettato di buon grado è stato Antonio Razzi, un uomo di grande simpatia e autoironia.

Qual è la tua imitazione più riuscita? E quella che preferisci?

Le due coincidono in realtà. L’imitazione di Margherita Hack è quella che preferisco e, probabilmente, anche quella che mi è riuscita meglio. Sono molto legato anche all’imitazione di Papa Francesco, per la quale ho una percentuale di successo altissima: ci cascano veramente tutti! Inoltre, in questi giorni, sto considerando seriamente di impegnarmi nell’imitazione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Dopo averlo conosciuto al Vinitaly ho rivalutato completamente la sua figura; noi siamo abituati a vederlo molto freddo e ingessato a causa del ruolo che ricopre, ma questa volta si è mostrato nella sua autenticità di persona auto ironica e genuina. Per questo motivo Conte – a mio avviso –  rimane un politico a metà, un tecnico: raramente infatti mi è capitato di trovarmi davanti un politico così esposto che accettasse di buon grado la mia imitazione satirica.

Che rapporto hai con le persone che imiti? Conte ha gradito la tua imitazione, altri meno…

Tendenzialmente i politici prendono malissimo le mie imitazioni; il prof. Conte non essendo del tutto un politico invece ha saputo scherzarci intelligentemente sopra. Niki Vendola ad esempio non ha preso per niente bene la mia parodia. Altri personaggi come Margherita Hack – che mi manca moltissimo – e Luciano Moggi, hanno preso con gioia l’imitazione e si sono molto divertiti. Renzi non ha preso per niente bene invece l’imitazione che ho fatto di lui con mons. Paglia, anche per le conseguenze di quello scherzo probabilmente. Devo dire però che tendenzialmente a “sinistra” manca un po’ di più il senso dell’autoironia, rispetto alla destra. Questo per lo meno è quello che la mia esperienza mi insegna, eccezion fatta per la sindaca di Empoli che è stata molto spiritosa e gentile.

Ora con gli scherzi telefonici avete dovuto un po’ rallentare alla Zanzara, come mai?

Il garante della privacy ci ha bloccati e abbiamo dei procedimenti aperti, che però sono fiducioso si risolveranno. Continuiamo a fare scherzi ma in modo diverso, ad esempio chiedendo all’interessato (a scherzo ultimato) prima di mandare in onda. Comunque non si capisce perché ci debba essere questo accanimento contro La Zanzara quando Striscia la Notizia e altri programmi campano di “fuori onda”, microfoni nascosti, telecamere occultate e cose di questo genere. Se si bloccano gli scherzi telefonici alla Zanzara allora si blocca anche tutto il resto agli altri.

Per finire, ci racconti un episodio OFF della tua carriera?

Ero nel pieno dei miei anni universitari a Bologna, quando ancora facevo cabaret col mio gruppo, i Lestofinti. In quel periodo ho iniziato a sviluppare la mia visione ironica del lavoro e della vita grazie a un incontro fondamentale: quello con il leader degli Skiantos Roberto Antoni, meglio conosciuto come Freak Antoni. Ci siamo visti in tutto forse 3-4 volte ma, come spesso succede, ci sono persone che ti lasciano tanto in poco tempo. Con il mio gruppo aprivo le sue serate e, osservandolo e parlando con lui, ho assorbito e fatto mio un modo di fare ironia, uno sguardo comico sulla realtà che poi sarebbe diventato il mio mestiere. Quell’incontro mi ha cambiato la vita!