Cuori contro, la via del ribelle lungo il pensiero unico

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Cuori contro e penne oltre, la via del ribelle contro il pensiero unico
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I pensatori dissidenti e anticonformisti stanno ormai conquistando, grazie a studi di valore e pubblici curiosi e intraprendenti, un discreto spazio editoriale – talora, più difficilmente, accademico e massmediatico.

Non stupisce allora che un libro di Luigi Iannone, Il pensiero ribelle. Controstoria della filosofia politica (Idrovolante Edizioni, Roma 2019, 328 pagine, 20 €) ripercorra itinerari carsici della cultura europea ponendo all’attenzione dei lettori autori variamente ribelli, eretici, eccentrici, cuori contro e penne oltre – oltre la democrazia parlamentare, oltre destra e sinistra, oltre la filosofia moderna, oltre gli schemi dogmatici. Intellettuali postumi a se stessi, profeti delle crisi, lucidi sismografi della modernità: sono forse queste le immagini che meglio sintetizzano il fil rouge che unisce i profili così dissimili su cui è costruita la contro-narrazione politica di Iannone.

Cosa tiene uniti, infatti, Heidegger e D’annunzio, Dugin e Mann, Spengler e Corradini, Tolkien e Massimo Fini, Prezzolini e Tom Wolfe, Cioran e Guareschi?

Perché da questo variopinto cosmo non discende al lettore l’impressione di un caos amorfo, quanto piuttosto di una contraddizione fertile: frammenti di vite indimenticabili che hanno suscitato – e continuano a suscitare – passioni accese, lotte ideali, posture esistenziali che assurgono a promesse per la vita. Iannone – lo spiega bene nella premessa al volume – non offre risposte univoche né griglie interpretative monotoniche. Tenta piuttosto di rintracciare parentele, sintonie, affinità elettive.

«Costoro – scrive – hanno, innanzitutto, condiviso dei contro, vale a dire delle analisi critiche. Si sono nettamente collocati sul versante opposto ad una linea tendenziale che incrocia liberalismo e progressismo […]. Non hanno mai rinunciato alla libertà intellettuale, anche a costo di esondare in termini di narcisismo, di egoismo, a volte convertito frettolosamente in solipsismo e fuga dal mondo reale».

Ma, soprattutto, «hanno oltrepassato argini, divelto barriere culturali, costruito ponti tra fronti dicotomici quando pure sembrava impossibile».

Innervamenti teorici e sincronismi affatto a-significativi si presentano anche nella pars construens suggerita da questi autori: comunitarismo, difesa dell’identità, prospettiva organica sul reale, recupero del sacro, attenzione per le sintesi e i superamenti, di ogni sorta.

A emergere, più che una dottrina sistematica, è un metodo di dissidenza intellettuale.

È la via del ribelle: muove su sentieri impervi e sdrucciolevoli, con lo sguardo dritto alle stelle e alla meravigliosa sovrabbondanza del cammino intrapreso.