Stasera alle ore 18.30 negli spazi della milanese 7ettanta6ei Gallery in via Felice Casati 39 verrà presentato il libro di Fabrizio Bertot e Antonio Parisi, Ucraina. La guerra geopolitica tra Stati Uniti e Russia (Historica Edizioni, 2019, 277 pagine, 20 euro). Modereranno l’incontro Edoardo Sylos Labini e Alessandro Sansoni.
Lui è Antonio Parisi, giornalista pugliese e direttore di testate giornalistiche nazionali, che nel 2008 ritrovò quell’automobile, una BMW, sulla quale venne rapita Emanuela Orlandi e il cui primo intestatario fu Flavio Carboni. L’altro è Fabrizio Bertot, politico, imprenditore, giornalista torinese, eurodeputato durante la crisi ucraina e osservatore incaricato durante il referendum dell’annessione della Crimea alla Russia: due “pezzi da novanta” dell’informazione culturale che, insieme hanno scritto il libro pubblicato da Historica Edizioni “Ucraina. La guerra geopolitica tra Stati Uniti e Russia” (2019, 277 pagine, 20 euro), un saggio approfondito che spiega la “partita a scacchi” che si stanno giocando Federazione russa, Unione Europea, NATO e U.S.A. su quella terra di frontiera fra l’Europa occidentale e la Russia dal nome Ucraina (che in Slavo antico significa, appunto, “confine”).
Il libro, provvisto di un’interessante bibliografia essenziale, è suddiviso per argomenti tematici, ciascuno dei quali dedicato a un ben preciso attore di questa disfida geopolitica: la Russia, innanzitutto, con quel suo rapporto d’amore e odio con l’Ucraina come fossero madre e figlia; Bruxelles, con la sua (in)azione sulla delicatissima questione (il capitolo si apre con un’illuminante affermazione di Henry Kissinger: “…chi devo chiamare se voglio parlare con l’Europa?”); la NATO e Washington, “improvvisamente” innamorate di Kiev e scatenatrici dell’ingelosimento russo, perché l’Ucraina “è il nostro estero vicino” (e le citazione del grandissimo Kissinger in questo libro si sprecano: “in realtà, la globalizzazione è un altro nome con il quale si esercita il ruolo dominante degli Stati Uniti”); e naturalmente l’Italia, stretta fra l’obbedienza ai “desiderata” USA ed europei relativi alle sanzioni a danno della Russia e i legittimi interessi geostrategici (commerciali e politici). Perché la tensione di questa partita a scacchi sembra così alta da far temere che un’altra vota il mondo si incendi in un nuovo conflitto mondiale.
Fabrizio Bertot e Antonio Parisi svolgono un’analisi precisa e puntuale della vicenda dal punto di vista del presente e della storia, mostrando il groviglio di interessi plurimi che su di essa si intrecciano come un nodo gordiano.