Ci eravamo tanto amati. Così, con una citazione colta, abbiamo commentato qualche settimana la fine della storia d’amore fra Elisa Isoardi e il vicepremier e Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Tuttavia, secondo qualche recente indiscrezione, questa fine potrebbe anche non esserci stata del tutto… infatti si rincorrono voci che vorrebbero Elisa Isoardi e il Vicepresidente del Consiglio non così tanto lontani come si vorrebbe far credere: “[…] Lo rispetto come uomo, come politico. E ripeto: ho rispetto del nostro amore. Del futuro non dico nulla“. Intanto noi l’abbiamo intervistata proprio nei giorni successivi alla presunta rottura e oggi ve la riproponiamo. (Redazione).
Elisa Isoardi è la conduttrice del programma La Prova del Cuoco e la ex compagna del vicepresidente del Consiglio e Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Vive e lavora a Roma da quasi 20 anni ed è un’amante della natura e degli animali. «Vivo con Zen da 4 anni, è un cane paziente, sensibile e speciale, il suo è un amore incondizionato e non mi chiede mai nulla in cambio», afferma la presentatrice di origini piemontesi.
In un’intervista a Sette del Corriere Sarah Felberbaum dice che a Roma serve più educazione e meno aggressività. E’ davvero così il clima che si respira nella capitale?
In realtà credo che l’aggressività di cui si parla tanto sia una conseguenza diretta del caos e del disordine, nei quali versa una città grande come Roma. Vivere a Roma diventa difficile, quando viene a mancare l’educazione civica. Se ognuno imparasse a gestire gli spazi pubblici come fossero propri, tutto sarebbe più organizzato e tutti sarebbero più sereni.
Da un po’ di anni assistiamo a un’ondata mediatica di chef, programmi tv, ricette web, blogger…secondo te durerà ancora molto?
Durerà nel tempo solo quello che merita di essere visto o letto. La Prova del Cuoco è il primo programma di cucina della tv italiana e l’unico ad andare in onda in diretta. Due caratteristiche che lo rendono ineguagliabile e inimitabile. Nel suo caso, credo che abbia ancora molti anni davanti a sé, televisivamente parlando, nonostante la concorrenza spietata dei canali tematici e dei cooking-show registrati.
Come ti vedi tra qualche anno?
Spero di lavorare ancora in tv. Sono passati 16 anni dalla mia prima volta davanti a una telecamera, ma ho ancora voglia di mettermi in gioco e fare esperienze nuove. Il mio lavoro è bello anche per questo: mi permette di conoscere persone nuove, di ricevere nuovi stimoli, di cogliere nuove opportunità. Mi piace guardare al futuro e non sapere cosa mi aspetta.
Quali sono le tue passioni?
Una è la poesia. La mia casa è piena di libri di poesie. Passo le ore a leggere poesie: nello stesso pomeriggio, passo da un grande classico ad un autore contemporaneo. L’altra è la cucina. Di ogni prodotto che porto in tavola voglio sapere da dove viene, qual è la sua storia, come e dove posso usarlo in un menù. È quello che faccio tutti i giorni anche nel programma che conduco e ne vado fiera.
Sul tuo profilo Instagram posti frasi e aforismi vari- Non guardare dove metti i piedi, guarda dove metti il cuore (di Gio Evan) – E’ una tempesta anche la tua dolcezza (Eugenio Montale) – Scegli una persona che ti guardi come se fosse una magia (Frida Kahlo). Sono dimostrazioni, affermazioni, dichiarazioni d’amore… oppure consigli da te rivolti ad amici, amiche o parenti?
Non sono dichiarazioni, né consigli. Si tratta semplicemente di frasi che leggo e che decido di condividere con chi mi segue, perché penso che meritino una riflessione. L’amore è sicuramente una parte importante della mia vita. Sono felice di amare e di essere amata. Amo l’amore e chi scrive d’amore. Ma non sempre e non per forza sono dirette a qualcuno in particolare.
Milano è la nuova capitale del food ma tu vivi da anni a Roma, quale è la “tua” Roma gastronomica?
Adoro le trattorie, anche perché sono un’appassionata di “primi”. I miei preferiti sono, in assoluto, l’amatriciana, la carbonara e la gricia. Piatti genuini, che rappresentano non solo la tradizione romana, ma anche la cucina italiana. Non a caso quest’anno in trasmissione c’è uno spazio dedicato ai classici regionali, rivisitati e reinterpretati dalla fantasia degli chef, ma sempre nel rispetto della tradizione.
Concordi con la risposta della femminista Jeanette Winterson che alla domanda: Cosa rende un libro di cucina un grande classico?, ha risposto «Le storie che si celano dietro le ricette». Forse perché le storie legate alla cucina durano per sempre?
Assolutamente sì. E poi non dimentichiamo che dai peggiori errori sono nate le cose migliori. Anche in cucina. Dietro grandi capolavori ci sono storie incredibili. Come quella del risotto alla milanese, nato grazie all’improvvisazione di un cuoco, che durante un banchetto nuziale aggiunse lo zafferano al classico riso e burro, solo perché ricordava il colore dell’oro, simbolo di prosperità e ricchezza.
Ed è forse per questo il motivo per cui nella trasmissione da te condotta date ampio spazio anche alle storie delle ricette e delle persone?
Proprio così. La cucina italiana è fatta di storia e di storie. È la nostra identità culturale e può favorire l’integrazione, a tutti i livelli. Conoscere le ricette di una regione diversa dalla nostra o di un Paese lontano ci permette di conoscere gli usi e costumi di quel territorio. Lo trovo affascinante e costruttivo. Il modo migliore per conoscere qualcuno è condividere un pranzo o una cena.
Tradizioni, usi e costumi della tua regione d’origine, il Piemonte, vengono da te spesso citati. Nostalgica?
Sì, il Piemonte mi manca tanto e spesso. Mi manca tutto di quella terra: dalla musica occitana alla cucina di montagna. Ci torno ogni volta che posso, ma non è mai abbastanza. Vivo a Roma da quasi vent’anni, ormai, e ci sto benissimo. La mia vita e il mio lavoro sono qui, ma mi mancano le lunghe passeggiate in alta quota, dove si respira aria pulita.
Il tuo piatto dell’infanzia?
Sicuramente le polpette al sugo di mia nonna Caterina, che purtroppo non c’è più. Tieni conto che ogni volta che le mangiavo mi servivano due “micche” di pane per fare la scarpetta. Erano buonissime. Lei le accompagnava con un’insalata di “sarsett”, che in piemontese indica la valeriana o il songino. Un tripudio di semplicità e di gusto, difficile da battere.
Un pranzo o una cena indimenticabili?
Ti direi tutti i pranzi e le cene di famiglia. Sono talmente rare le occasioni che ci vedono insieme, riuniti intorno a un tavolo, che ogni volta è speciale e mi riporta con la mente indietro nel tempo. A quando mia nonna ci diceva che a tavola si fa pace e che non ci alza mai arrabbiati. I nostri pranzi e le nostre cene di famiglia servono anche a ricordare i suoi insegnamenti