Raffaele Canepa, il fotografo che coglie l’invisibile

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Nei suoi scatti l’impressione abbatte lo spazio e il tempo, attraverso atmosfere oniriche e sospese, in cui l’uomo sembra non esistere più.

720 nanometri (milionesimi di millimetro) è generalmente considerato il limite oltre il quale la luce visibile sconfina nell’infrarosso e diventa invisibile ai nostri occhi. Invece i sensori digitali hanno uno spettro sensibile più ampio rispetto all’occhio umano, riuscendo a leggere lunghezze d’onda fino a 1.200nm. Ben oltre i nostri limiti biologici.  Tramite la luce infrarossa, invisibile ai nostri occhi, viene elaborata così un’immagine che siamo in grado di vedere, in cui colore e luminosità sono fortemente alterate.

Sono queste le premesse per capire il processo produttivo di Raffaele Canepa. Qui è insito il suo profondo segreto. Lui, 44 anni, di origini genovesi ma ormai milanese, è stato introdotto alla fotografia analogica da suo padre, appena bambino. E da allora non ha più smesso di giovarvi. Poi, dopo gli studi in Economia, ha passato circa 20 anni come produttore esecutivo e come regista su numerosi documentari, spot pubblicitari e programmi televisivi. Alla fine si è arreso, se così si può dire, all’evidenza. E la fotografia è diventato completamente il suo fine, primo e ultimo. Iniziando ad esplorare, per l’appunto, il regno dell’infrarosso e della luce invisibile. «Tutto è nato dalla curiosità e dall’affetto per il mio primo corpo macchina digitale – spiega l’artista – che non volevo abbandonare in un cassetto: quando ho scoperto che il sensore digitale risponde molto bene alla luce infrarossa, ho convertito la mia vecchia Nikon D100 e ho iniziato a sperimentare con la luce invisibile». Così, dopo 5 anni di ricerca e sperimentazione, negli ultimi mesi Raffaele ha iniziato a lavorare sul ritratto all’infrarosso, che ha una resa molto particolare per via del modo in cui la luce viene riflessa dalla pelle.

È proprio questo aspetto sperimentale che lo entusiasma: un lavoro di ricerca continuo che gli riserva sempre la sorpresa (a volte amara) di vedere quello che nessun altro riesce a vedere. Ma che, per una volta, metterà in mostra. Prospettive inverse è il nome della nuova esposizione di Galleria SpazioCima, sita in via Ombrone 9, Roma, che ospita gli scatti di Raffaele Canepa, assieme a quelli dell’amico e collega Fabio Turri. Questa, organizzata da Roberta Cima, è a ingresso libero: circa cinquanta le foto presenti, di vari formati. Nei soggetti proposti per l’esposizione, Raffaele dimostra la sua perenne lotta alla ricerca di qualcosa che c’è e che non c’è. Tra visibile e invisibile.