Il Berretto a sonagli, in scena fino al 28 ottobre al teatro San Babila di Milano, è un capolavoro di Luigi Pirandello con Marina Biondi e Sebastiano Lo Monaco che riadatta la storica regia di Mauro Bolognini
E’ la storia di un uomo che accetta di spartire l’amore della propria donna con un altro uomo. L’accettazione di un tradimento dalla parte dei traditi. Insieme ai due protagonisti in scena c’è Claudio Mazzenga, volto storico del teatro italiano, si è raccontato a OFF.
Da qualche anno ha deciso di cambiare il verso alla sua vita regalando la sua esperienza fatta con i grandi maestri della scena italiana come Patroni Griffi, Bolognini, Cobelli, Sepe, ad un nobile progetto didattico e terapeutico “Il teatro migliora la vita” che sta portando in tutte le città dello stivale.
Cosa vuol dire essere un attore teatrale nel 2018?
E’ una domanda interessante…una volta chi voleva fare il mestiere di attore faceva una scuola di teatro, ora le cose sono cambiate. Nel 2018 per molti fare l’attore è più un fatto legato all’apparire, si guarda quanti follower hai. Un tempo non era così, si faceva la gavetta sul palco, cominciavi con una piccola parte e poi anno dopo ti davano un personaggio più importante e si imparava un mestiere che oggi sembra stia sparendo. E la colpa è anche di modelli sbagliati televisivi come Il grande Fratello o reality vari
Tu come hai iniziato?
Facevo la Scuola di Cinema all’inizio ed un amica di mia madre riuscì a farmi entrare nel set de La città delle donne con il grande Federico Fellini. Facevo il suo assistente volontario ,avevo 15 anni, mi sembrava un sogno. Fellini, uno dei più grandi registi del mondo che mi chiamava affettuosamente Claudino. Era il mio parco giochi!
Con chi hai debuttato come attore?
Ho iniziato con Giuseppe Patroni Griffi, grande regista e drammaturgo napoletano, scrisse tra gli altri Metti una sera a cena, ma purtroppo oggi è poco celebrato in Itali anche se ha portato la scena italiana avanti di 20 anni.
Quanti anni avevi in quell’occasione?
Era il 1979 avevo solo 17 anni e cominciai subito facendo il protagonista nello spettacolo di Peppino (Patroni Griffi) Bambini cattivi. Prima avevo fatto solo pubblicità per marchi come Coca-Cola e Algida, poi ho iniziato la Scuola di Cinema a 14 anni e sono arrivato a fare un provino all’Eliseo durante il penultimo anno di scuola. Bambini cattivi ed era la vera storia di cronaca di un ragazzo che moriva di overdose, fu un inizio indimenticabile per me.
Qualche informazione sul Berretto a sonagli?
Un classico di Pirandello, un cavallo di battaglia di Sebastiano Lo Monaco. La cosa più bella di Sebastiano è che lo riprende da ormai 25 anni dalla vecchia versione firmata da un altro straordinario maestro come Mauro Bolognini. Sebastiano ha riportato l’interpretazione di Ciampa ad un registro di grande modernità nel quale molti uomini oggi si riconoscono.
Con quale attore ti piacerebbe lavorare?
Glauco Mauri, uno dei più straordinari interpreti del teatro italiano, l’ho riabbracciato a Milano questi giorni , lui è in scena al Piccolo Teatro con Finale di partita di Beckett.
E invece con quale regista vorresti lavorare?
L’unico che mi stimola un po’ di più rispetto agli altri è Stein che ho conosciuto mentre produceva la Medea. Le idee che ha sulla costruzione di uno spettacolo con i suoi attori sono affascinanti E’ interessante lavorare con qualcuno che ti mette in discussione come attore, che ti toglie ogni sicurezza e ti fa scoprire altro di te.
Qual è l’ultimo libro che hai letto?
Ne sto leggendo due o tre. Uno è la biografia di un attore che per me è stato un simbolo sin da bambino: Steve McQueen. Un altro è sulla vita di John Belushi e infine un libro su un tema che intendo approfondire, la mindfulness.
Ti ci sei avvicinato perché sei un po’ ansioso?
No, perché è stimolante e molto vicino al mio metodo. E’ un aiuto, una costruzione che fai giorno per giorno nella tua vita, innovativa e interessante. E’ una sorta di manuale che alterna una parte teorica a una pratica da poter applicare in ogni ambito.
Quali sono, secondo te, le tre caratteristiche che deve avere un attore?
Deve essere innanzitutto empatico, poi umile e altruista.
Se non avessi fatto l’attore nella tua vita che cosa avresti fatto?
Avrei insegnato. Ascoltare ed assorbire.Trovo la mia dimensione nel veder crescere le persone attraverso quello che posso trasmettere: provo una gioia enorme in quell’applauso che i miei allievi mi regalano a fine lezione.
Il palco è come la vita?
Al Pacino in un’intervista afferma un concetto interessante sulla differenza tra la recitazione cinematografica e quella teatrale. Io trovo che nella prima esista una linea bianca che si debba seguire passo per passo, nella seconda invece questa linea si alza di molto, diventa uno spago su cui restare in equilibrio, qui appena sbagli sei “fregato”. Questo dovrebbe essere l’obiettivo principale di un attore: sapere di essere su di un equilibrio che rischia di spezzarsi quando si pensa solo a se stessi e non a tutto quello che ti sta attorno.
Qual è l’ultima cosa alla quale pensi prima di andare a dormire?
Mi collego a una storia degli egizi, loro credono molto nella vita dopo la morte e dicevano che per arrivare in paradiso fosse necessario porsi due domande: nella tua vita hai dato felicità agli altri? E gli altri hanno dato felicità a te? Io applico questa teoria tutti giorni, se entrambe le risposte sono positive, dormo tranquillo.
Ci racconti un episodio OFF della tua carriera?
Una sera sono andato a cena Richard Gere, avevamo un amico in comune, siamo andati a prenderlo in albergo e lui ha chiesto di andare a giocare a biliardo. Io l’ho portato in un posto malfamato di Roma, ci siamo messi a giocare, sembravamo dei tipi poco raccomandabili. A fine serata quando l’ho riportato n hotel mi ha detto di essere stato come in famiglia che si sentiva tra amici. E poi mi ha detto una frase che mi sono rivenduto per anni, sopratutto con le donne : ” Claudio i tuoi occhi sono simili ai miei”. Certo se avessi avuto anche il suo conto in banca sarebbe stato molto meglio!