Se c’è una cosa che non impareremo mai è il rispetto. Per noi stessi e per gli altri.
La cover del settimanale scandalistico che “urla” alla presunta omosessualità della cantante Emma Marrone non è solo un esempio lampante di totale mancanza di rispetto nei confronti dell’artista, ma un ennesimo passo indietro rispetto ad anni di lotte di uguaglianza e conquiste sociali. Una violazione della privacy che non ha precedenti e che evidenzia come il nostro Paese e la nostra moralità siano vacillanti. Inutile sventolare bandiere Rainbow, inutile combattere l’omofobia nei salotti televisivi e ancor più inutile gridare all’uguaglianza. Non prendiamoci in giro: nel 2018 l’omosessualità fa ancora scandalo. Purtroppo. Non ho mai apprezzato il modus operandi di alcuni editorialisti, così come non ho mai apprezzato la linea del titolone per acchiappare consensi ma, purtroppo, questa metodologia è ancora all’ordine del giorno, almeno per un certo tipo di carta stampata e per un certo tipo di giornalismo. Peccato che così facendo si sottolinei solo l’ipocrisia e il razzismo di una società che invece tenta di mascherarsi e di nascondersi dietro slogan perbenisti.
Predicare bene e razzolare male. Così come il caso Asia Argento.
L’attrice, esponente del movimento #metoo e grande sostenitrice della lotta alla violenza sessuale, soprattutto nei confronti delle donne, a seguito delle sue dichiarazioni e denunce sul produttore americano Weinstein, si ritrova prima inondata di accuse e poca solidarietà, accusata di averci marciato per far carriera e di continuare a marciarci per ritornare in auge, poi si scopre essere anche lei possibile “molestatrice”. Secondo le recenti dichiarazioni dell’attore americano Jimmy Bennet, Asia Argento lo avrebbe infatti molestato e poi risarcito per pagarne il silenzio. Un fatto raccontato dal New York Times e accaduto diversi anni fa, quando l’attore era minorenne.
Ora, senza entrare nel merito della vicenda giudiziaria e senza giocare all’ispettore Clouseau, vorrei semplicemente porre l’attenzione sulle due vicende appena descritte per poter riflettere su quanto l’ipocrisia e la bella facciata siano comun denominatore della nostra società: da sempre combattiamo per i pari diritti e per far sì che le persone possano essere libere di esprimere il proprio io e la propria identità. Siamo i primi a combattere devianze come l’omofobia e la violenza sessuale, ma poi quando queste possono portare acqua al proprio mulino le sfruttiamo a nostro piacimento. Media, stampa e tv da sempre lanciano messaggi per far sì che l’omofobia e le discriminazioni di genere e sesso siano solo un brutto ricordo ma poi con un titolo si rovina tutto. Ci si espone in prima persona per denunciare il gioco di potere maschilista che costringe le donne alla sottomissione, per giunta sessuale, per poter lavorare e poi ci si comporta alla stessa maniera. Che dire? Un passo avanti e dieci indietro. Ca va sans dire …