Se l’Italia fosse un grande #Festival

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Non di sole sagre vive l’uomo. Ah, se così fosse! Non ci sarebbe quello sperpero di denaro pubblico che, spesso, soprattutto in estate, si disperde in mille rivoli di paese, a conferma della presenza, della potenza, del politicante “locale”.

Che sia dedicata alla patata o alla “salama”, al caciocavallo muschiato o al funghetto trifolino, la sagretta strapaesana riempie la panza e crea dipendenza. Spesso, dalla malapolitica. Ridi grasso, ma resta secca l’anima.

Altra nobiltà ha il #Festival. Che è, insieme, festa ed evento identitario, culturale e artistico. Del teatro? Della danza? Della pittura o della scrittura? Il #Festival è occasione, leggera e profonda allo stesso tempo, di incontro, conoscenza e confronto. Educat ridendo mores, direi, parafrasando.

Perché è nei giorni elegantemente frenetici di un #Festival che piovono da un cielo amico gocce di Sapere, che, in questi tempi lugubri di temporali di cafonaggine e volgarità da social network, non solo non fanno male, ma ritemprano mente e anima e fortificano il corpo.

Che siano calde serate di #Festival, quelle che andremo a vivere in questa tardiva estate, spegnendo i cellulari e abbandonandoci all’antico piacere dell’apprendimento!