Gianfranco Brebbia era un visionario, un innovatore.
La sperimentazione rappresentava il cuore del suo cinema, una terra di mezzo tra la settima arte e la video arte vera e propria.
Fece parte della Cooperativa di Cinema Indipendente di Roma e documentò con uno stile all’avanguardia gli anni della contestazione e del fermento culturale e artistico.
Utilizzava la pellicola come materia, la incideva con uno strumento da dentista e la colorava.
La figlia Giovanna, nel 2011, scoprì il suo archivio e decise di recuperare e mettere in ordine tutti i tasselli di un’epoca lontana nel calendario ma ancora di vitalità dirompente, celebrando la figura del padre scomparso nel 1974.
Il workshop Extremity 2-il cinema sperimentale di Gianfranco Brebbia, inaugurato il 10 maggio alla Triennale di Milano, nasce con questa precisa mission.
Verranno proiettati i film di Brebbia «per dare corpo alla potenza dei sogni-le parole di Giovanna- agli stimoli di quel periodo che desideriamo raccontare e trasmettere al pubblico. Il contesto culturale e artistico del’68 è ancora vitale e viene restituito da queste opere, che nascono per essere di nicchia».
Gianfranco Brebbia, nel corso della sua attività realizzò oltre cento film sperimentali in 8 e super 8. Ne sono stati recuperati solo quarantacinque.