Nomina sunt consequentia rerum, i nomi sono conseguenze delle cose: così dicevano i Latini, così pensiamo noi. Ma talvolta vale il viceversa: res sunt consequentia nominum, cioè le cose sono conseguenze dei nomi.
Sulla scorta di questo sofisma, e pensando che un governo presto ci sarà, proponiamo al futuro ministro dei Beni e delle Attività culturali di cambiare entro i primi 100 giorni di governo il nome del proprio dicastero. L’attuale nome, da cui l’acronimo Mibac o Mibact (se si aggiunge la competenza del turismo), è una trovata semantica poiché in Italia la dicitura più consona, Ministero della Cultura, spaventa ancora. Dopo il Fascismo, non si concepisce uno Stato che si occupi di cultura, sebbene surrettiziamente la cosa sia sempre avvenuta e con esiti nefasti: uno Stato che ha finto di occuparsi solo dei propri beni e di fatto ha occupato la cultura piegandola al consenso politico.
Volendo in ogni caso ragionare sui “beni”, bisogna però avere il coraggio di portare fino in fondo il ragionamento. I beni culturali sono il vero asset strategico della nostra nazione, sono un giacimento di identità, ma anche potenziale fonte di ricchezza. Non solo la filiera culturale produce 90 miliardi di euro di pil, ma la cosa ancora più importante è che nel bilancio di Stato 2016 il patrimonio culturale (beni artistici e culturali mobili e immobili) è postato alla cifra di 219 miliardi di euro. Cifra enorme su cui si può discutere, ma a mio parere comunque modesta. Si pensi che l’ultimo studio sul valore del brand dei beni culturali, realizzato utilizzando l’indice Eri (Economic Reputation Index), calcola che il Colosseo da solo varrebbe 130 miliardi di euro.
A fronte di questa ricchezza inespressa che deve essere contabilizzata meglio nel bilancio di Stato, proprio per far percepire la straordinarietà di questo patrimonio a noi stessi e agli stranieri, essendo il paese leader nel mondo, proponiamo di cambiare il nome attuale in Ministero del Tesoro dei Beni e della Attività culturali. Aggiungendo la parola Tesoro che non ha bisogno di spiegazioni.
L’Italia, la cara Italia, non ha il petrolio, non ha foreste, come le ha il Brasile, non ha miniere d’oro… ma ha tesori immensi di arte, di cultura che tutto il mondo vorrebbe avere da valorizzare e proteggere. Percio’, cara Italia, proteggi e difendi questo immenso tesoro d’arte. Proteggi queste meraviglie che la mente e il genio italico ha fatto per piu’ di tremila anni…
Questo tesoro artistico, se ben protetto e valorizzato, potrebbe creare migliaia e migl;iaia posti di lavoro per tutti: per ristoranti, per trasporti, alberghi, musei, per ciceroni, custodi…
Il grande scrittore americano Mark Twain, durante il suo Grand Tour d’Italia nel 1867, rimase meravigliato nel vedere il Duomo di Milano, Firenze, La Basilica di San Pietro a Roma, Il Cristo Velato a Napoli… e disse come mai la mano umana sia stata capace di fare queste meraviglie?
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