Davide Giacalone, già segretario nazionale della Federazione Giovanile Repubblicana, Capo della Segreteria del Presidente del Consiglio dei Ministri, poi Presidente dell’Agenzia per la diffusione delle tecnologie dell’innovazione e membro dell’Advisory Board di British Telecom Italia, è autore di numerosi articoli, studi e libri (Redazione).
Dalla carriera politica a quella di scrittore, fino al ruolo di giornalista per la carta stampata e opinionista radiotelevisivo, Davide Giacalone non si può certo considerare un uomo senza passione. Nei suoi ventuno libri ha scritto di comunicazione, diritto, guerra e la sua ultima fatica letteraria, Ricostituente edito da Rubbettino, è un’accusa alla politica nostrana, tacciata di lavorare in maniera sbagliata e salvando solo poche situazioni.
La sua attività politica è ormai alle spalle da anni, eppure nel suo ruolo di opinionista e scrittore va a pescare sempre lì. Esigenza di comunicare o voglia di tornare “vicino” agli scranni?
Sono libero dalla tentazione di tornare vicino agli scranni. L’attività politica, l’ho svolta in gioventù e quindi è stata prevalentemente una passione civile. Me ne sto ben lontano, ma la comunico volentieri.
Nel suo ultimo libro, Ricostituente edito da Rubbettino, accusa la politica di essere incapace di agire nel migliore dei modi e stare al passo con l’Europa. La soluzione a questo declino?
Prendere atto della realtà. Sia le forze politiche che gli elettori sono in fuga dalla realtà. Questa non è solo negativa, c’è anche una realtà molto positiva: l’Italia rimane la seconda potenza industriale d’Europa, le nostre esportazioni non sono mai andate così bene, ma al tempo stesso la nostra pubblica amministrazione va male, la nostra scuola grida vendetta al cospetto del cielo, il nostro debito pubblico è patologico. Tornando ad occuparsi della realtà, anziché delle fantasticherie, si può rendere più forte l’Italia migliore e superata quella peggiore.
Oltre alle bocciature del 2006 e del 2016 per cambiare la Costituzione, quali sono state le sconfitte della nostra politica negli ultimi vent’anni?
Prendiamo ad esempio il titolo quinto, cioè il rapporto tra l’amministrazione centrale e quella locale. C’è una vasta maggioranza favorevole a questa riforma perché quella fatta nel 2001 è pessima. Però, lo ha fatto il centrodestra, lo ha fatto il centrosinistra, ma nessuno ci è riuscito perché tutti e due hanno perso il referendum. Come mai? Perché sia gli uni che gli altri hanno voluto vestire illegittimamente i panni del costituente, hanno voluto riscrivere la Costituzione volendone passare per i nuovi autori e non hanno fatto quello la costituzione richiede: umiltà e riforme puntuali. Questa duplice sconfitta referendaria è la sconfitta della ragionevolezza politica. Si spera che le nuove forze dimostrano un minimo di realismo e umiltà!.
Sempre nel libro, parla anche di un’Italia che si fa sentire nel mondo come potenza. Di preciso, qual è?
Quella delle esportazioni è un’Italia fortissima. I nostri imprenditori, dove arrivano, sono straordinari nelle prestazioni lavorative e umane, molto meno assistiti di quanto lo siano i francesi o i tedeschi. Gli italiani, quando vanno all’estero, riescono a fare operazioni d’integrazione al dialogo, meglio di quanto non ci riescano altre nazionalità o forze armate di altri paesi. Questa è una rappresentanza che tante volte dimentichiamo, volontariamente la cancelliamo perché pare brutto parlare di gente armata, invece nel mondo ce n’è bisogno.
La sentiamo tutti i giorni alle 7 su Rtl 102.5 e spesso va in tv come opinionista politico. La vedremo mai in un programma tutto suo?
Credo di no. Nel senso che, per quanto possa sembrare incredibile, faccio un altro mestiere. Il tempo è quello che è, Rtl mi offre uno spazio di tre minuti ogni mattina, che preparo con passione e dedizione, e qualche volta vado ospite in trasmissioni tv. Farne una vuol dire fare quello come lavoro, e non è la mia professione.
Elezioni a breve: sì o no?
Sì. Non domani mattina ma neanche tra cinque anni.