Pur essendo aquilano, ho parlato raramente della mia città. Questo per una sorta di pudore: il terremoto e il tortuoso percorso della ricostruzione mi sembrano assediati, appesantiti proprio dalle troppe parole scritte o dette che ne hanno fatto un campo di battaglia tra narrazioni contrastanti. Proprio perché alle parole deve seguire sempre l’azione, dal 2012 esiste e opera L’Aquila che rinasce, un’associazione che porta avanti progetti vicini al mondo dei giovani e delle startup. Iniziative caratterizzate da un viscerale amore per la città ferita. Il tutto a partire dall’idea che – proprio nei momenti difficili – un’intuizione forte può dare senso e concretezza ai bisogni diffusi: progetti innovativi che possono riannodare il tessuto dei nostri territori, delineando una nuova strategia per la ricostruzione economica e sociale. Onda d’innovazione è il contenitore scelto per “raccontare” gli ambiziosi progetti che dovrebbero caratterizzare questo percorso: il distretto turistico del Gran Sasso, i nuovi insediamenti industriali, il reperimento e la finalizzazione di risorse mirate al sostegno delle imprese innovative: superata la fase emergenziale è ora possibile”pensare” la città di domani, quella che lasceremo ai nostri figli e ai nostri nipoti. L’Aquila, con le abitazioni a basso costo, le risorse per fare impresa, un sistema formativo d’eccellenza, può rappresentare un polo attrattivo per giovani talenti, startupper italiani e non solo.
Ecco quindi una virtuosa contaminazione tra economia globale e lavoro artigiano: perché, come ci ricorda Marguerite Yourcenar, “ricostruire significa collaborare con il tempo, protenderlo quasi verso un più lungo avvenire; significa scoprire sotto le pietre il segreto delle sorgenti”.