La cultura, quella con la C maiuscola, riesce a salvarti, a far sì che, comunque vadano le cose, rimani con la tua pienezza interiore: sistema ciò che potrebbe essere fin troppo complesso da sistemare e distrugge ponti e mura che invece sembrano invalicabili. E Raffaello Tonon lo dice ad alta voce, lo urla con la gentilezza per cui è noto e con l’accortezza di chi, con un gesto, riesce a spiegarti che quel muro, leggendo, studiando, appassionandoti alle arti, riuscirai sempre a scavalcarlo.
Ma per lei la cultura cos’è?
La cultura per me è ciò che ti rende libero, assieme al denaro. Quest’ultimo ti dà la possibilità di vivere al meglio le tue passioni, la cultura invece ti dà passioni; senza di essa non hai un pensiero e quindi non riesci ad esprimerti. É una sorta di giubbotto antiproiettile, riesce a non farti soffrire delle disgrazie che ti possono accadere e allo stesso tempo fa sì che tu viva al meglio le gioie, una pienezza che culmina solo con un pensiero critico.
Quindi è uno stile di vita?
Esatto. É il saper di mondo, è saper comportarsi, avendo capito e conosciuto altre vite. Devi essere capace di vivere nelle opere artistiche, di apprezzare ciò che leggi, di trovare grazia nella musica che ascolti, di rimanere estasiato davanti ad una poesia.
E oggi, secondo lei, stiamo vivendo una crisi culturale?
Non voglio dire che si stesse meglio prima e che il 900 fosse intellettualmente più vivace: sarebbe comunque indecoroso ed ingiusto nei confronti di chi ora cerca di esprimersi attraverso mezzi che, forse soprattutto agli occhi dei più giovani, possono sembrare obsoleti, soprattutto perché il mondo alla fine è rotondo; tutto ritorna.
Ora, la cultura è diversa. Il modo di esprimersi è diverso, ma son felice che comunque ci sia. Un libro scritto da uno youtuber o il libro che sto scrivendo con Luca (Onestini n.d.r.) sull’amicizia possono esserne un esempio: non sarò di certo Moravia, ma il fatto che in qualche modo le persone entrino in libreria a comprarlo mi fa piacere e magari, incuriosite, ne comprano un altro, forse scritto proprio dallo stesso Moravia.
E da dove può partire questa rivoluzione culturale?
Dalle famiglie, è da lì che deve nascere il tutto. Se tu non sei abituato a vedere un tuo genitore, come raccontava Alda Merini, leggere il giornale, alla fine il giornale non lo leggerai mai. Poco tempo fa ho letto di un sondaggio in cui ci si chiedeva se i genitori portassero alle mostre i propri figli per una sorta di egoismo, quasi per innalzare la propria autostima genitoriale, o per un reale interesse. Questo è il punto. Trovo inconcepibile che ragazzi di 16 anni siano andati in Vietnam o alle Maldive, ma che alla fine non siano mai andati in posti stupendi come Noto, Lucca, Trieste. In questo caso posso dire che non abbiamo capito nulla. La cultura italiana è impareggiabile e l’alba che vedi a Roma sopra il ponte Garibaldi è qualcosa di unico. Quelle sì che sono vere emozioni, che da nessun’altra parte al mondo riuscirai a provare.
E la sua prima vera emozione? Quel momento Off della sua vita, da cui poi tutto è iniziato?
Posso dirti che quando ho iniziato ad essere On ero già On all’interno di me. Ma il momento che ricordo di più con una sorta di malinconica tenerezza fu quando, per caso, incontrai un mio ex compagno di liceo in un ristorante. Quella sera lui mi propose di partecipare al Maurizio Costanzo Show e io, quasi scherzando, gli risposi “Eh sì, magari. A ‘sto punto faccio anche il tronista!”.
Dopo un paio di giorno mi chiamò, confermando la proposta che mi aveva fatto: da quando ho visto quella lucina rossa della telecamera non mi staccai più. Fu subito amore, un po’ alla Grande Gatsby. Soltanto che lì la luce era verde.