Greg: “La satira politica è una pratica masturbatoria”

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«Memphis è la città che negli anni ‘50 ha visto la nascita del rock’n’roll negli studi della Sun Records. È impossibile descrivere bene a parole l’emozione di varcare quella soglia; cantare nell’angolo dove incise Elvis Presley con accanto il pianoforte che fu suonato da Jerry Lee Lewis. Vedere attorno a me le pareti con i pannelli fonoassorbenti dell’epoca, i vecchi amplificatori, la rastrelliera con la chitarra di Carl Perkins o di Johnny Cash… strepitoso!».

Non sta nella pelle Greg, all’anagrafe Claudio Gregori, da tutti conosciuto perché la metà del duo comico Lillo&Greg. Ma cosa ci faceva nei celebri studi di registrazione americani? Ha realizzato con il Don Diego Trio, Antonio Sorgentone, Greg e Redmount e Miss Gina Haley, una compilation di rock’n’roll tutta made in Italy, creata per iniziativa del musicista e produttore siciliano Mario “Redmount” Monterosso e con la coproduzione esecutiva di Mauro Belardi. La sessione è stata interamente filmata dal regista siciliano Vittorio Bongiorno. Un momento musicale da poter raccontare ai posteri all’insegna del mitico motto “Long Live Rock’n’Roll”, al quale seguirà l’uscita di 45 giri con il singolo di Greg e Monterosso. Ma facciamo un passo indietro, poiché forse non tutti ricordano che Greg, dopo aver lavorato come fumettista, ha esordito nello spettacolo come frontman del gruppo Latte e i suoi derivati, fondato agli inizi degli anni Novanta.

Quando e come nasce la sua passione per la musica?

Nasce nei primi anni d’infanzia, ascoltando i dischi di jazz di mio padre e la musica rock alla radio. Poi, a quattordici anni, ho visto il film American Graffiti ed è esplosa quella per il rock’n’roll. 

Mi racconta un episodio off degli esordi della sua carriera?

In realtà l’unico episodio off ritengo sia stata la nostra partecipazione in qualità di conduttori di un’edizione dei David di Donatello. Eravamo decisamente fuori contesto e irreggimentati dentro uno stile televisivo che mai ci competerà.  

Dei talent musicali che idea si è fatto?

Considero i talent un’aberrazione del sistema. Uno specchietto per le allodole e una chimera per la nascita di scialbe meteore musicali. Un percorso vero lo si affronta partendo dalla gavetta, macinando ore e chilometri sui palchi di varie città, di fronte a platee sempre nuove, a volta fischianti a volte entusiaste. Ci vuole moltissima esperienza, si deve faticare e gettare sudore. Altrimenti non può formarsi uno stile, un carattere, una personalità, e le spalle non diventeranno mai larghe.

Ha raccontato che da piccolo era timidissimo. Che bambino e adolescente è stato?

Ero un bambino che amava la musica jazz, disegnava e leggeva fumetti e odiava il calcio e le dimostrazioni di forza dei propri compagni. Poi iniziai a portare gli occhiali e questo amplificava la mia natura nerd.  Anche i miei miti, del resto, erano nerd: Buddy Holly, Woody Allen, Jerry Lewis e Robert Crumb. La mia immersione nella timidezza fu totale e mi ci vollero immani sforzi per affrancarmici. Dovetti inventarmi degli esercizi di training in cui mi forzavo a chiedere l’ora ai passanti o il prezzo di questo o quello nei negozi.

Era timido anche con le ragazze o faceva lei la prima mossa?

Il passaggio dalle scuole elementari alle medie mi sottrasse alla furia dei picchiatori calciofili, ma nel frattempo avevo sviluppato una timidezza così raffinata che mi convinse che avrei potuto, giocando bene, evitare qualsiasi contatto con l’universo femminile per tutta la vita. Non facevo mai la prima mossa. Avevo il costante terrore di ricevere non solo un rifiuto, ma nel modo più avvilente e sbeffeggiante possibile.

La sua famiglia l’ha appoggiata nel suo percorso artistico o desiderava che facesse un lavoro diverso?

Seppur da un lato mio padre avrebbe avuto piacere che io avessi accettato di avere un cosiddetto impiego fisso, devo dire che il suo preponderante lato artistico prese il sopravvento e fu ben felice di appoggiare le mie scelte artistiche.

E lei come si immaginava “da grande”?

Fino ai dieci anni mi immaginavo etologo, poi ho iniziato a proiettarmi in un futuro disegnatore di fumetti. Ho sempre pensato che la musica che amo non mi avrebbe mai dato da campare. La carriera che sto facendo è stata decisamente casuale.

Ha conosciuto Lillo in una casa editrice. Per lavorare in coppia deve esserci un forte affiatamento. E’ capitato di non essere d’accordo su una scelta lavorativa e come sono state superate le divergenze d’opinione?

Da quando conosco Lillo abbiamo avuto soltanto un momento in cui ci siamo trovati in contrasto e lo abbiamo superato semplicemente confrontandoci. Una pacchia, no? 

Cinema, tv, teatro, musica, radio. In quale ambito si sente più a suo agio?

Senza dubbio nella musica. Subito appresso c’è il teatro, dopodiché la radio. In televisione davvero poco, tranne nell’esperienza di Telenauta ‘69. Il cinema non mi mette agio per niente.

Con Lillo ha fatto parte del gruppo fondatore de Le Iene. Perché quell’esperienza si concluse?

Il format de Le Iene è argentino. In seguito fu acquistato dalla tv spagnola e infine giunse in Italia. Fummo selezionati per la prima edizione da un autore, Claudio Canepari, che ci propose alla redazione. L’esperienza si concluse dopo sette anni perché cominciava ad essere troppo etichettante e perché continuavano a non riconoscerci la paternità dei nostri servizi.

Oggi le capita di seguire il programma? Le piace?

È un programma che non ho mai seguito; non è nelle mie corde.

Perché Lillo e Greg non hanno mai fatto satira politica?

Considero la satira politica un’inutile pratica masturbatoria e un mezzo assai semplice e bieco per fare facile   spettacolo. La satira sociale, invece, è molto più raffinata e immanente, sempre fedele al motto: castigat ridendo mores.

A proposito di politica, Beppe Grillo prima era un suo collega. Immaginando che lei dovesse fare una scelta simile, quali punti le starebbero a cuore per “risanare” il Paese?

Non amo la politica e non riesco davvero ad immaginarmi in un percorso in tal senso. Quel che so è che agirei di polso duro, con scelte anche impopolari. Un paese lo si governa con decisione ed impegno, applicando severamente le leggi e premiando meritocraticamente chi vale e chi si adopra.

I difetti del popolo italico sono evidenziati da Lillo e Greg. Quali sono i nostri difetti peggiori?

Quello italiano è un popolo di chiacchieroni lamentosi, codardi, approfittatori e cialtroni. Ha avuto, in passato, molti pregi, ma sembra che li stia inesorabilmente perdendo. 

Dopo la compilation, la collaborazione con Monterosso prosegue a teatro: dal 16 al 18 marzo porterà in scena a Catania “Fui e Sono Eddie Redmount”. Cosa ci può anticipare di questo spettacolo?

E’ uno spettacolo soprattutto musicale. È la storia di un ragazzo che lascia la propria terra sicula per affrontare il sogno americano. Durante il suo viaggio raccoglierà molte esperienze che lo porteranno a capire quali siano realmente le proprie radici. Io ne sono il regista e il mio scopo è quello di rendere viva e densa l’atmosfera, a volte gaia e a volte malinconica, di questo percorso di vita.