L’estate inglese di Beppe Saronni

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Giuseppe-SaronniPraga è particolarmente bella il 30 agosto del 1981. C’è il sole e una brezza fresca. Mancano 800 metri alla fine della corsa. Davanti ci sono solo maglie azzurre. In mezzo c’è anche quella del giovane talento Giuseppe, detto Beppe, Saronni. Piemontese di nascita, milanese di vita vissuta. Mezzo chilometro. Baronchelli si ferma di botto, ha un nome troppo lungo persino per mandarlo al diavolo, Moser non c’è, vatti a fidare.

Saronni resta solo e nel ciclismo quando sei solo devi andare. Va veloce come il vento. Trecento metri, duecento. È il più veloce di tutti, forse ce la fa comunque. Cento metri. Resiste. Cinquanta metri. Sente come un vuoto d’aria risucchiarlo all’indietro. È una sensazione che conosce bene. Ha un nome e un cognome. Freddy Maertens, belga maledetto, che lo ha battuto sul filo di lana nella sua prima gara da professionista. Ormai è vecchio ma quando parte così è un treno in corsa. Muore sul traguardo Beppe. Un argento che è come una coltellata.

Ha un caratteraccio il Saronni. Lo ha messo nei guai anche quando faceva il perito tecnico alla Olivetti. Se la prende con tutti e in particolare con quello lì che ha la sua stessa maglia. Proprio non lo può soffrire. Che vuole da me, pensa, il suo mondiale l’ha vinto già. Passa un anno a torturare quella ferita. Mesi lunghi da smaltire.

È l’estate del 1982, l’Italia è tutta sul carro dei vincitori, non c’è più spazio. Un popolo di Signor Rossi che si sveglia dal sogno per piangere sul cadavere del Generale Dalla Chiesa, lui sì lasciato solo. Troppo. Beppe ha perso il suo maestro da poche settimane ma è volato lo stesso in Inghilterra. A Goodwood, a due passi dalla casa natale di Dickens, c’è il mondiale.

Piove. È l’estate inglese. La squadra italiana si è sbriciolata pedalata dopo pedalata. Resta solo Beppe ma il traguardo sembra un trampolino, si sale. C’è un americano in fuga, un biondo senza storia. Poi Sean Kelly tutto in verde come la sua Irlanda, Joop Zoetemelk un olandese dall’età indefinita e Greg Lemond un americano che la storia la farà.

Ancora una volta solo, marcato a vista. La strada gira mancano poco più di duecento metri, maledetta rampa. Il biondo cede di schianto. C’è un attimo di silenzio, anche in tv non si vede nulla. Il boato, È scattato Saronni!!! , passa una freccia azzurra. L’Italia intera, assiepata attorno ai bar, salta in piedi. È solo, Beppe, e gli piace così, è campione del mondo.