Tra i volti, le icone del terzo millennio. La pittura di Bianca Lodola

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55512_Bianca Lodola, Thelizard. Vernici smaltate su tela 100x100 ©Bianca Lodola L-696x385Dicono che i figli d’arte siano sempre penalizzati, a meno di non citare il caso di Paolo Maldini, anche più bravo del padre Cesare. Ma Bianca se ne frega, coraggiosa e sfrontata com’è. Se ne frega del cognome ingombrante, Lodola, e del fantasmagorico padre, Marco, che tanto, come diceva Mick Jagger “il tempo è dalla mia parte”.

Classe 1994, formatasi all’Accademia di Brera, Bianca Lodola è dotata di un talento pittorico molto istintivo. È capace di vedere le immagini, metterle a fuoco, concentrandosi su volti di cui non studia particolari né tratti somatici utili a definire un profilo psicologico. Le interessa, piuttosto, il potere iconico di certe facce che va persino aldilà del personaggio. Zio Andy, insomma, insegna: il ritratto contemporaneo nasce con lui. Bianca lo sa, impara la lezione per attualizzarla nel tempo dell’immagine veloce. Pittura d’accordo, ma da terzo millennio.

L’anno scorso presentammo insieme a Milano, con la complicità di quella vecchia lenza di Red Ronnie, i lavori di esordio della giovane Bianca. Wanted Man, ovvero le espressioni più truci di quei rocker che sono stati modelli (anche controversi) di vita e di arte. Una galleria di “who is who” di soggetti strani –Bowie, Cash, Dylan, Morrison, Joplin, Robert Smith e altri- che sembrano appartenere alla discografia dei suoi genitori e invece sono suoi, perché Bianca non ascolta musica di plastica e neppure il falso rap dei suoi coetanei.

Fino a settembre, al Centro Culturale Lazzaro di Forte dei Marmi, la ragazza affronta ora le anime ribelle di quegli artisti di cui, dice, si sa tutto sull’opera, meno sul viso. I suoi Soul Rebel 2017 sono Picasso, Frida Kahlo, Dalì, Artemisia Gentileschi, Van Gogh. In fondo, gli archetipi delle superstar di oggi, ma molto molto più credibili.