«Bisogna risvegliare l’interesse del pubblico intorno alla musica nuova»: sono parole di Mussolini riportate dal compositore Adriano Lualdi. In effetti, durante il fascismo fu tutto un pullulare di musica oggi silenziata dal pensiero unico: compositori censurati e ripudiati perché fioriti nel Ventennio e quindi scomodi al politicamente corretto del fascismo antifascista. Ad indagare quell’inedito sottobosco ci ha pensato Alessandro Zignani con La storia negata. Musica e musicisti nell’era fascista (Zecchini, pagg. 196, euro 25).
Ecco qualche esempio. Franco Alfano, ricordato solamente per aver portato a termine la Turandot di Puccini, fu autore di «alcuni capolavori dei quali i suoi colleghi non sarebbero stati mai capaci». Dalla Cassandra di Vittorio Gnecchi avrebbe attinto l’Elektra di Richard Strauss. Mario Pilati, nonostante la breve vita, fu «tra i massimi anelli di congiunzione tra la musica italiana e la civiltà europea». Anche Giovanni Salviucci sarebbe potuto diventare il più importante della sua generazione (giudizio condiviso da Goffredo Petrassi: «Era il migliore di tutti noi»). Gino Marinuzzi firmò una Sinfonia gioiello del sinfonismo novecentesco secondo a nessuno. Altro caso di rimozione è rappresentato da Leone Sinigaglia: discepolo di Dvorak, apprezzato da Brahms e Mahler, eppure oggi nessuno lo conosce. Stessa sorte per il neoclassicismo di Virgilio Mortari. Altri autori dal respiro europeo furono Ennio Porrino, amato da Stokowski, Riccardo Pick-Mangiagalli, fine orchestratore, Marco Enrico Bossi e Gino Tagliapietra, riformatori dello strumentismo.
Questo libro così off ha il grande merito di rendere giustizia a quella fetta di storia musicale italiana colpevolmente emarginata dal pensiero unico.
Cercherò il libro,lo comprerò.ne regalerò copie
Grazie per la segnalazione
Radio Swiss Classic offre spesso ascolti di Respighi e coetanei
Grazie m a gobbi
viva L?Italia
https://www.youtube.com/watch?v=XXrAtdvDgfE
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