La Fleur: il fiore proibito delle notti romane

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Era dai tempi di Pirandello che non si parlava di teatro immersivo.

All’epoca, al Valle di Roma, gli attori entravano in scena dalla platea, fino a vagare tra le poltrone di ignari e spaventati spettatori.

A riportare questo esperimento ci ha pensato Riccardo Brunetti che, dopo Augenblick, L’istante del possibile, cura la regia e la drammaturgia di La fleur, il fiore proibito (a Roma fino al 16 luglio negli spazi di Controchiave di via Libetta), spettacolo prodotto da Project XX1.

I tempi però sono cambiati, e ce se ne accorge subito: le atmosfere sono noir, i tabù sono ormai sdoganati e il voyerismo ha preso il sopravvento.

La-FleurQuando all’ingresso ti invitano a mettere su una maschera bianca -da tenere rigorosamente per tutta la durata dello spettacolo- sembra di entrare sul set di Eyes Wide Shut di Kubrick. Ad avvalorare il confronto ci sono persino i pesanti tendaggi, posti a coprire piccanti intrighi o eccessi di passione, e un intero piano trasformato in un bordello a più stanze. Studi, camere da letto, bar e piste da ballo: ogni angolo è curato nel dettaglio.

Preservati dall’anonimato, ci si aggira per esplorare l’area popolata dagli attori dove droga, sesso e sparatorie spingono ad una vorace fame di curiosità. L’atmosfera assume così anche tinte amatrician-pulp, che rivelano come la scrittura di Brunetti e Formaggi sia stata influenzata da quel cinema alla Scorsese, Coppola e Tarantino.

Ogni spettatore può assistere alle scene che desidera, e a due prescelti per serata è permesso di essere coinvolti nelle losche vicende degli Andolini, potenti imprenditori della movida romana, nonché protagonisti della storia. Un’oscura quanto affascinante realtà dove lasciarsi andare e cogliere il personale fiore proibito della serata.