Arriva alla stazione di Roma Tuscolana da Ostiense. Il viso, dopo la scorsa fatica sanremese, è più rilassato. Ma ha già un altro impegno sulla Balduina tra un paio d’ore. Un caffè al ginseng per Giulia Ananìa, coautrice del brano “Fatti bella per te”,cantato da Paola Turci sul palco dell’Ariston, e, sotto i portici di un baretto di Piazza Ragusa, la voglia senza zucchero di raccontare e raccontarsi. Trentadue anni di musica, “tra passione e lacrime”, che gli occhi lasciano intravedere anche se lei, Giulia, sembra ormai una donna forte. Che quello che prova lo scrive. E sa trasmetterlo a chi ascolta i suoi testi. Il suo mito, Gabriella Ferri, l’amore per la romanità, le collaborazioni con artisti italiani come Emma e Nek. E poi l’amore e il rapporto con la sua immagine.Fino ai progetti futuri che trovano sempre nella scrittura un pezzo del suo cuore d’artista. Nell’intervista di OFF, la storia di Giulia Ananìa, la “nuova” voce di Roma.
Come nasce la passione per la musica e quali sono stati i tuoi punti di riferimento?
La passione nasce dal fatto che non so comunicare altrimenti. Da quando ero adolescente. La mia prima canzone l’ho scritta a undici anni, ero già una persona complicata e la musica, un tutt’uno con la parola e con la poesia, viene da un’esigenza di comunicazione. Le cose che ascoltavo hanno permeato il mio modo di scirvere. Gabriella Ferri è stata una figura fondamentale anche per quello che ho fatto in questi anni..Per la mia musica mi ispiro, più che ad altri cantautori,al cinema di una volta (Scola, Monicelli, Antonioni o oggi Sorrentino), alle poesie che leggo quotidianamente e alla realtà intorno a me.I testi e il desiderio di raccontare le emozioni e il mondo che mi circonda sono al centro di tutto il mio percorso artistico.
Gabriella Ferri, “la voce di Roma”. Secondo te è stata dimenticata dalla gente?
Purtroppo sì,nonostante il bellissimo (credo) lavoro che abbiamo fatto con lo spettacolo “Bella Gabriella”, un omaggio che vuole renderle giustizia nell’oggi, vedendo quanti artisti ancora si ispirano a lei, quanto sia incollata a Roma, e non solo, perché famosissima in Sud America, fino al Festival di Sanremo con Stevie Wonder nel ’69. Sì, è stata dimenticata e questa cosa mi fa soffrire e riflettere su quanto sia facile dimenticare a livello mediatico artisti così importanti, mentre il pubblico e le persone hanno grande voglia di ricordare. Ai nostri spettacoli vengono persone di settant’anni che portano le sedie da casa, ma anche ragazzi di venti, perché Gabriella è un’artista estremamente contemporanea.
Cosa manca di Gabriella Ferri agli artisti attuali e che portano avanti un discorso di romanità?
La grande forza di Gabriella, e mi piace dirlo, è chè è l’unica hippy che abbiamo avuto in Italia. Una musicista con una sua una teatralità,come le grandi dive di una volta. Donne semplici in mezzo al popolo, nella strada. Manca l’autenticità ma anche la voglia di mettersi in gioco. Lei ha avuto il coraggio quando fu al Bagalino, nella trasmissione più commerciale della televisione italiana, di presentarsi con la canzone “Sempre”, un trattato di filosofia sulla vita, vestita da pagliaccio tra l’altro giocando con un immaginario sospeso tra genere maschile e femminile.Mettersi continuamente in discussione e sfidare l’arte, esplorarla con il corpo, con la voce, nella sua totalità. Questo manca agli artisti di oggi.
Hai collaborato con diversi cantanti italiani per i quali hai scritto testi di brani molto famosi. E, in particolare, con Paola Turci per il suo album “Secondo cuore” che contiene il pezzo presentato a Sanremo “Fatti bella per te”. Ne parliamo ai lettori di OFF?
Con Paola si è creata una bellissima alchimia, anche lei ne ha parlato ed è una cosa che non sempre gli artisti riconoscono agli autori. Pur vivendo nella stessa città non ci eravamo mai incontrate, I nostri editori hanno voluto farci conoscere perché lei ad ottobre aveva voglia di scrivere. Aveva appena fatto uno spettacolo teatrale bellissimo tratto dal suo libro “Mi amerò lo stesso”, aveva proprio voglia di cambiare,di mettersi in gioco artisticamente come solo le grandi artiste hanno sempre voglia di fare. Quindi ci hanno fatto incontrare organizzando una writing session allo Studio Nero di Marta Venturini, dove lavoro sempre. Così vado a prenderla a Testaccio. “Oh, senti, non so cosa esce fuori oggi” mi dice lei “va bene, senti, vediamo cosa esce fuori” rispondo io. E da allora non ci siamo più fermate.Abbiamo fatto un lavoro alla vecchia, con calma, di scrittura, profondamente artistico. E questa cosa ha portato ad un Sanremo vincente e al disco“Secondo cuore” che uscirà il 31 marzo per Warner dove, oltre alla scrittura mia e di Paola, ci sono le penne geniali di Avitabile, Chiaravalli, Simonetta, Venturini e del cantautore inglese Fink.Quindi un’alchimia umana e artistica meravigliosa, che mi ha insegnato tanto (Paola ha trent’anni di carriera),che ti apre il cuore e in cui cresci principalmente tu come autore.
E’ stato un anno di grandi successi per me anche con il singolo di Nek, “Differente”,un pezzo con un testo poeticissimo al top della classifica AirOne. Filippo è stato molto carino, si è accorto di me come paroliera e ha musicato di cuore il mio testo. Anche con Emma abbiamo fatto un bellissimo lavoro, come con “Io di te non ho paura”,che lei ha interpretato come un brano contro la violenza sulle donne anche se era partito come un pezzo d’amore. Con tutti questi artisti ho avuto la fortuna di poter essere completamente me stessa, di scrivere testi importanti su melodie popolari e, quindi,di far arrivare alla gente quello che da cantautrice,avendo un pubblico ristretto, è un po’ difficile.
Ci sono cantanti famosi e autori. Ci si sente in ombra, quando si scrive per altri, senza metterci direttamente la faccia?Spesso gli scrittori ne soffrono…
No, anzi, è una soddisfazione immensa. La musica deve essere comunicazione,quindi sono così felice che arrivino i miei messaggi a tante persone, che cantanti così importanti,per cui milioni di autori vorrebbero scrivere, scelgano di usare un mio testo. Tutti vorrebbero scrivere per Emma o per Paola.
Mi ricollego alla canzone di Sanremo, “Fatti bella per te”, che rapporto ha Giulia Ananìa con la sua immagine?
In generale per le donne è un estremo rapporto di amore e odio.“Passano inverni”, come dice la canzone, più imparo a piacermi e a dire “sono io”. Il mio rapporto è particolare e mi rendo conto che è anche molto complesso.
La musica è passione, condivisione e, soprattutto, amore.Sei innamorata in questo periodo della tua vita?
L’amore, in un periodo in cui si sono complicate molto le relazioni interpersonali, è il motore di tutto e lo vedo sempre come la salvezza anche in un’epoca di scontri.Innamorata è un parolone, non riesco più a dire “ti amo”. Per me è talmente una cosa importante… però ho una persona che mi sa stare accanto,che sa restare nella mia vita così come io nella sua. Starci, nei fatti, ed esserci. E’ quella la cosa più importante.
Il disco “Come l’oro” dove è contenuto il singolo “RomaBombay” è un viaggio musicale e multietnico in una città immaginaria…
Un gioco di parole, “Come l’oro- Come loro”, un disco dopo due anni di lavoro tra Berlino, Milano e Roma. E’ un album urgente che parla della contemporaneità, per alcuni è il primo esempio di urban music in Italia. Si parte dalla città multietnica immaginaria “RomaBombay” per raccontare il mondo di oggi, la paura del diverso come la paura di oggi di innamorarsi.
Ci sono dentro grandi ospiti come l’attore Francesco Montanari, il rapper Lucci, Er Pinto dei Poeti der Trullo, amici autori come Casalino e Coez. Le canzoni si intersecano con poesie lette tra la strada con le sonorizzazioni del dj di fama internazionale,Stefano De Angelis 66k.
La presentazione dell’album avverrà il 24 marzo al Monk con grandissimi ospiti che ancora non posso annunciare.Ritorno a parlare in prima persona come cantautrice cosa che avevo messo un po’ da parte per concentrarmi sul far bene il mio lavoro di autrice.
Un progetto futuro, non necessariamente musicale, che non hai ancora svelato?
Mi piacerebbe tantissimo, quando avrò un po’ di tempo, scrivere un libro. Ho tutta una serie di poesie in romanesco, anche in fase di scrittura, e alcune si sentiranno nell’album interpretate da Francesco Montanari.
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