108 anni, ieri, dal primordio ispiratore, il Manifesto Futurista. 108 anni di gloriosa avanguardia che hanno cambiato per sempre il modo di leggere il tempo, il reale, la società. La poesia, l’arte.
Il 2 settembre 1907, a Brescia, si tenne la Prima Coppa della Velocità. “Spettri sembravano gli automobilisti investiti dalla violenza della corsa e fuggenti e fulminei tra l’applauso degli spettatori” scriverà Umberto Boccioni, spettatore tra le migliaia di curiosi. Per la cronaca vinse Alessandro Cagno, alla velocità media di 38 km all’ora.
Quel giorno, tra il pubblico, c’era anche Filippo Tommaso Marinetti che, è noto, stregato dalla modernità e dalla velocità, dopo un incidente automobilistico fonderà il Futurismo. Meno noto è che il mezzo, un’Isotta Fraschini (con cui finì fuori strada, dopo nemmeno due chilometri), era stato acquistato, appena dieci minuti prima, nello Stabilimento della ditta, in via Monte Rosa, a Milano. Marinetti, amava così tanto le auto che non guiderà più alcun mezzo, per tutta la sua vita. Di lui rimane la foto scattata appena dopo l’acquisto.
Vestito impeccabile, sigaretta che pende dalle labbra, atteggiamento orgoglioso, saldamente (almeno in quel momento!) ancorato al volante. Quella foto apre, ora, la mostra “Futurismo, velocità e fotografia”, fino al 18 aprile al Museo Piaggio di Pontedera (Pisa). Oltre cento scatti curati da Giovanni Lista, tra i massimi esperti dell’arte e della storia futurista. “Quando ho ricevuto l’impulso per la mostra – racconta a OFF-, ho visto subito una difficoltà. In quei tempi la fotografia non era in grado di fissare il movimento rapido. Quindi ho scisso l’idea sue due binari paralleli: da un lato la narrazione visivamente documentata del culto delle automobili, del gusto degli aeroplani, dall’altro cosa la velocità e il movimento hanno indotto e prodotto come ricerca estetica, creazione artistica: il fotodinamismo dei Bragaglia, il teatro aereo di Azari, l’aerodanza della Censi, le forme astratte luminose di Gabinio e Masoero. Durante le ricerche, sono poi venute fuori alcune curiosità come, ad esempio, la sfida tra aeroplano e automobile, cioè tra Suster e Nuvolari”.
La mostra fa parte di una più grande esposizione: “In moto! Il mito della velocità in cento anni di arte” (sempre a Pontedera). Una mostra sulla velocità da vedere con lentezza, come si augurano i curatori, Daniela Fonti e Filippo Bacci Di Capaci. Si parte con “Cavalleggeri a riposo” di Giovanni Fattori e si arriva a “Moto al tramonto” di Renzo Vespignani. In mezzo opere di Balla, Carrà, Conti, Depero, Levi, Natali, Sassu, Segantini, Sironi, Viani. Nel catalogo della mostra, anzi, delle due mostre, (elegante e ben curato, peccato solo per la riproduzione eccessivamente piccola -quasi dei francobolli!- della parte fotografica curata da Lista), il professor Umberto Sereni fa giustamente notare come molti di questi artisti, cantori della velocità, rimasero bloccati o morirono in una guerra (la Prima) di posizione, estenuantemente lenta. Un beffardo scherzo del destino.