Conceria italiana: sostenibile per natura

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sostenibilità1Investimenti strutturali e a 360 gradi: per le concerie italiane la sostenibilità è “il pane quotidiano”

Si può essere sostenibili per scelta e necessità. Si può esserlo per natura. E si può aver portato a un tale livello la propria impronta sostenibile (ambientale, produttiva, etica, sociale) che proprio quest’ultima diventa uno dei fondamentali marchi di fabbrica della propria eccellenza: a livello mondiale. Per le concerie italiane, tutto questo è “pane quotidiano”. La naturalità della propria matrice sostenibile sta scritta nel loro DNA. Ma il fatto di recuperare e nobilitare uno scarto dell’industria alimentare, trasformandolo in un materiale di altissimo contenuto stilistico e tecnico, è solo il punto di partenza per un settore che da 14 anni certifica la propria sostenibilità pubblicando un Report che, scrive UNIC (l’Unione Nazionale Industria Conciaria), “offre lo spaccato di un impegno nel perseguire quella di prodotti e processi a beneficio dell’intera filiera, creando valore e articoli di assoluta eccellenza”. La cultura sostenibile della conceria italiana è concreta, quantificabile. In 13 anni i suoi consumi idrici sono calati del 17,6% e quelli energetici del 19,4%. Risultati raggiunti “grazie” all’aumento del 105% dell’incidenza dei costi ambientali sul fatturato. Sulla propria sostenibilità, la conceria italiana non scherza. Al punto da averla trasformata in un fattore vincente della propria cultura industriale, sia nei confronti dei clienti (che spesso, sullo stesso concetto, hanno idee piuttosto confuse) sia del territorio. Un fattore da esportare, come accaduto lo scorso 1 febbraio a Lineapelle New York (preview statunitense di Lineapelle, in programma dal 21 al 23 febbraio a Fieramilano Rho) con un seminario, organizzato da UNIC in collaborazione con l’Agenzia ITA-ICE, che già dal titolo, Disrupting Sustainability, ha messo in cose in chiaro: la cultura sostenibile della pelle italiana richiede, da parte di tutto il mondo che le ruota attorno, un’attenzione che deve superare i soliti schemi. “Sono maturi – dice UNIC – i tempi per un nuovo, diverso approccio alla sostenibilità, che coinvolga l’intera filiera della pelle. Un paradigma che diventi un elemento integrato di valore, per sviluppare in modo concreto ed efficiente le relazioni industriali e commerciali tra tutte le parti. Stiamo proponendo alla filiera nuove metodologie di gestione dell’attività industriale basata sul concetto di trasparenza efficiente, alla luce della quale permettere che le relazioni tra tutti gli attori della filiera evolvano in modo virtuoso, partecipato, concreto”.