Provenzano e la ricerca (a sud) della sua Itaca, tra borghi e città

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9788868225018_0_0_300_80Ha scritto il celebre poeta greco Costantino Kavafis, in quel trionfo globale che è stata “Itaca”, che “sempre devi avere in mente Itaca, raggiungerla sia il pensiero costante. Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni”.

Il viaggio come evoluzione catartica e infinita di storie e vite che, intrecciate a luoghi e bellezze allo stato puro, eleva chi lo compie, concedendogli un senso di supremazia che nessuna corona di ori e zaffiri, per quanto preziosa, potrà mai offrire.

È la traccia seguita da Francesco Maria Provenzano, decano dei giornalisti parlamentari, che nel lavoro intitolato “Un viaggiatore tra borghi e città” (Luigi Pellegrini Editore, pp.240, Euro 16) individua la sua Itaca nella bellezza italiana. Per questo si inventa neo Cicerone, al fine di raccontare non solo eccellenze pure e certificate come la campagna toscana, o la Valle dei templi o il Salento tanto alla moda. Ma, come uno scienziato culturale curvo sul suo microscopio, va alla ricerca del diversamente bello perché tratturo secondario, di quell’immenso patrimonio di fantasticherie italiane che è allo stesso livello della laguna di Venezia o della Cappella del Brunelleschi, ma che dovrebbe essere solo meglio conosciuto e veicolato alle genti.

E allora si parte dalla Toscana per una mappa culturale originalissima, pigiando il tasto delle bellezze inespresse di Sicilia (con il “racconto” dal vivo del Duomo di Monreale), Puglia (Federico II di Svevia è una presenza concreta ancora oggi), Sardegna (con i suoi misticismi assoluti legati alle regioni interne) e con un accento orgoglioso sul sud, essendo lui calabrese. Citando meridionalisti di fama come Francesco Saverio Nitti, Provenzano elogia il mezzogiorno che vuole emergere e che si fa bello come è il caso del sito di Ercolano, spesso dimenticato da turisti frettolosi intenti a visitare solo Pompei.member_197560152

Spazio poi alla scoperta di Cerveteri con la seconda necropoli più grande del mondo per estensione e dal 2004 patrimonio Unesco, grazie al lavoro dell’attuale sindaco, che all’epoca era un giovanissimo consigliere comunale che ha creduto nella battaglia per la cultura del suo borgo.

Non ho la presunzione di scrivere una guida turistica, ma vorrei che fosse letta come un vademecum culturale – racconta Provenzano a OFF – le bellezze dell’Italia sono talmente tante che si rischia di dimenticarne qualcuna, ma il sogno vero è che si possa ricostruire un tessuto sociale partendo dalla cultura”.

Già, la cultura, quella cosa affascinante e sovente relegata a scomodo companatico che, invece, nonostante gli anni bui legati alla crisi finanziaria, rappresenta un’ancora. È la ragione per cui dopo un evento istituzionale legato al libro in Senato, le prossime presentazioni si svolgeranno in due luoghi simbolo della bellezza italiana: Cerveteri e Cosenza. Gli Etruschi e i Greci, ovvero quell’intreccio magico che ha dato i natali alla civiltà. E che nel nostro stivale trovano mirabile sintesi.

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