La tutela dell’identità culturale? Roba da Carabinieri

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15578426_695909723915540_2816464061972689107_nIl patrimonio artistico, da sempre simbolo ideologico e culturale del popolo italiano, è stato spesso vittima di avvenimenti storici che lo hanno ferito: da quelli di guerra a quelli terroristici, fino ai furti con scopo di lucro e agli scavi clandestini con conseguenti esportazioni illecite (attività quest’ultima legata alle organizzazioni criminali di stampo mafioso e in passato assecondata perfino da istituzioni straniere troppo spesso indifferenti alla provenienza illecita di quanto acquistavano). E’ a questi reati contro la nostra arte, e alle azioni legislative e istituzionali, che hanno il compito di proteggerla e custodirla per le future generazioni, (tra queste la creazione –caso unico al mondo- di un corpo specializzato, il Comando Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri) che è stata dedicata la mostra La tutela tricolore. I custodi dell’identità. L’esposizione, visitabile agli Uffizi di Firenze fino al 14 febbraio, si articola in otto sezioni nelle quali vengono illustrati i diversi crimini contro i beni artistici: dall’attacco terroristico di stampo mafioso subito dagli Uffizi il 27 maggio 1993 che portò alla distruzione di alcune opere, all’azione del ministro Rodolfo Siviero, che nel 46’, tramite un’azione diplomatica presso il governo tedesco, ottenne il riconoscimento di un principio di legittima restituzione delle opere italiane trafugate nel corso dell’ultimo conflitto mondiale; in un’altra sezione si può ammirare anche una serie di preziosi recuperi archeologici provenienti soprattutto da scavi clandestini poi usciti illecitamente dall’Italia, come il memorandum di intesa tra gli Stati Uniti e il nostro Paese sottoscritto nel15665682_695909617248884_1802717788652688608_n 2001 che ha consentito ritorni di opere di grande importanza come la statua di Vibia Sabina e l’Hydria etrusca; non mancano poi i comportamenti virtuosi e rispettosi della legge messi in atto da alcuni cittadini che si sono ritrovati ad essere protagonisti di ritrovamenti,  ai quali è dedicata la quinta sezione ‘Scoperte fortuite; l’etica del cittadino’.

C’è persino uno sguardo sul mondo, su quell’arte così identitaria di un popolo da essere simbolo stesso del potere di quel popolo, e di conseguenza bersaglio di uno spietato terrorismo. Si è scelto così di esporre la stele funeraria di Palmira, che assurge a simbolo delle guerre in corso, dove sono entrati in azione i Caschi Blu della Cultura appena costituiti.

Tanti i capolavori visionabili, recuperati grazie all’istituzione del Comando Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri che ha fatto una volta tanto dell’Italia un modello per il mondo. Un primo passo verso quella consapevolezza di essere visceralmente legati a un patrimonio inestimabile, un dna di raro genio, bellezza, che ci farà sempre capire da dove veniamo, donandoci coraggio e speranza nei secoli.