Quegli uomini antisismici orgoglio d’Italia

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17pirozzi“Amatrice non esiste più”. La frase pronunciata dal suo sindaco Sergio Pirozzi viene citata addirittura da Papa Francesco: passerà alla storia. Sono le 3:36 di mercoledì mattina ed il terremoto di magnitudo 6.2 ha appena raso al suolo “la perla del reatino”. Ma il primo cittadino di Amatrice – uno dei centri più colpiti insieme ad Arquata e Pescara del Tronto ed Accumoli – ha detto anche altro. Nessuna notte è tanto lunga da poter impedire al sole di risorgere. Per questo lo dico a voce alta, risorgeremo. Sono un uomo di montagna, non permetterò che su di noi si spengano i riflettori”. Oltre il sensazionalismo del dolore c’è la voglia di riscatto. Il coraggio. 

“Se entro sette giorni chi ci rappresenta non si trova soluzioni confacenti al tempo di guerra, il sindaco di Amatrice e la sua gente scenderanno in piazza perché non si possono più aspettare le procedure del tempo di pace”, ha detto Pirozzi in questi giorni, in seguito al dramma del crollo dell’Hotel Rigopiano e delle nuove scosse.

Il terremoto dello scorso 24 agosto è solo l’ennesimo ad aver colpito l’Italia negli ultimi 50 anni. Non a caso il World Risk Record 2016, stilato dagli esperti dell’Istituto per l’ambiente e la sicurezza umana dell’Università delle Nazioni Unite in collaborazione con l’Università di Stoccarda e le associazioni umanitarie tedesche riunite nel Bundnis Entwicklung Hilft, posiziona il Belpaese in vantaggio.

Troppe sono state le calamità naturali durante le quali molti sindaci, ma non solo, hanno avuto occasione di dimostrare il meglio. Nel 2012 Benatti e Draghetti – rispettivamente alla guida del comune di Mirandola e di quello di Cavezzano – si distinguono per il pragmatismo e l’energia con cui fanno fronte al disastro dell’Emilia.

Scivolando in Abruzzo c’è Donato Iezzi. Sindaco “medaglia d’oro al valor civile”, ucciso da un treno il 25 gennaio del 2003 mentre a Torino di Sangro stava controllando la stabilità di un ponte minacciato dall’alluvione. Dall’altro lato troviamo personaggi come Massimo Cialente. Anche lui abruzzese. Al sindaco de L’Aquila, che in più occasioni ha minacciato di rassegnare le dimissioni, è stato recentemente notificato un avviso di garanzia. Lo si accusa d’aver sollecitato lo sblocco di pagamenti di lavori della Palomar srl allo scopo di evitarne il fallimento. Ad affermarlo sono le carte dell’inchiesta che vede indagato il primo cittadino per concussione depotenziata.

Tornando al reatino. Adesso – doverosamente – si comincia a parlare di ricostruzione e di adeguamento necessario alla normativa antisismica. Fa bene chi – in queste ore – ricorda figure come Pirro Ligorio, il napoletano allievo di Michelangelo che progettò la prima casa antisismica nel suo “Trattato de’Terremoto-Amatrice diversi terremoti”. Altrettanto giusto è citare gli esempi virtuosi, come il Giappone leader dell’ingegneria sismica.

Ma accanto a questi riferimenti bisognerebbe forse parlare un po’ di più anche di “edilizia umana” e del contributo essenziale che quest’ultima è stata in grado di dare nelle occasioni di emergenza vissute dal Paese. Personaggi come Pirozzi non sono certo frutto di casualità bensì di un’attenta “progettazione esistenziale” di cui dovremmo codificare regole e meccanismi coltivandone la memoria. Scriveva Montanelli: “Come diceva Ojetti, l’Italia è un Paese di contemporanei senza antenati né posteri perché senza memoria di sé stesso. E un Paese – mi permetto di aggiungere – senza memoria di sé stesso non è un Paese; è solo un conglomerato di bastardi accampati sulla più bella terra del mondo, come lo sono le cavallette quando scendono a devastarla”.