Gli “ultraitaliani” salvano l’Italia. Ma chi sono?

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“Ultraitaliano è colui che interpreta nella essenza profonda la propria italianità. Ultra come ultrà. L’immagine perfetta la restituiscono i tifosi dell’Hellas Verona, stagione 2015-2016: la propria squadra che perde fino a retrocedere; la loro curva sempre piena, orgogliosa e – sì – vittoriosa. Perché la città, cucita in quella maglia, si sostiene in ogni caso, che vinca o che perda. Al suo destino si partecipa sempre. Già, il sangue e il suolo non sono fatti accidentali: lo dimostrano, e lo insegnano, i tifosi di tutti i “campanili” d’Italia. Adesso però – per uscire dalla crisi di identità in cui il Paese è precipitato – è necessario trasformare i campanili in una casa comune. La formula, in fondo, è semplice. Il primo elemento ce lo dà Pier Paolo Pasolini, quando spiega come «il tifo è una malattia giovanile che dura tutta la vita». Se a questo ci aggiungiamo l’altro elemento, la Nazione, il «plebiscito di ogni giorno» di cui parlava Renan, il gioco è fatto. Perché il Paese ha bisogno del coraggio degli “ultraitaliani” in ogni campo – dal lavoro all’arte, dalla società alla politica – contro gli starnazzi degli italiani occasionali che alimentano il falso romanzo collettivo sull’Italia malata di accidia. Come contraltare esistono loro: sostenitori che tutto il giorno scendono sul rettangolo di gioco dove si fa il Paese. È arrivato il momento di tifare per loro. E, perché no, di scendere in campo come loro”.
(Il coraggio  di essere ultraitaliani, premessa)

copertina-pamphletChi sono gli ultracittadini, gli ultraintellettuali, gli ultrartisti e gli ultraimprenditori? In che direzione va la gioventù del nostro Paese? Corre verso l’ultragioventù. Ci sono italiani degni di nota anche nel grande declino morale, economico e spirituale dell’Occidente. Italiani, esempi, che ora sono raccolti in un libro in allegato con Il Giornale per una settimana “Il coraggio di essere ultraitaliani”, di Emanuele Ricucci, Antonio Rapisarda e Guerino Nuccio Bovalino

Ultra come ultrà. Ma non nel senso ghettizzante e stereotipato del termine. Il contrario: nel senso vitalistico della definizione. Nell’imprenditoria come nell’arte, nello sport come nella politica, nella scienza e nel pensiero, esistono italiani capaci di rappresentare il miglior senso del significato di italianità. Esempi raccolti e spiegati, riga dopo riga, capitolo dopo capitolo. Trasversali, reali, concreti. Nomi noti e ignoti del nostro panorama nazionale. Pagina dopo pagina le loro “gesta”, illustrate ogni volta con una sfumatura di carattere italico, di italianità come pregio, per come, negli anni, l’abbiamo sempre intesa positivamente. Da Brunello Cucinelli a Bernardo Caprotti; dal sindaco di Bagnoregio a quello di Nardò; da Alex Zanardi a Roberto D’Agostino; da Sergio Pirozzi a Giovanni Lindo Ferretti e così via. Un atlante delle virtù. Il Paese ha bisogno del coraggio degli ultraitaliani. Un viaggio breve, costituendosi come un pamphlet; un breviario che però potrebbe riempirsi abbondantemente – e agilmente – di altri nomi ed esempi

1 commento

  1. Chi difende l’Italia non è chi sventola la bandiera alla partita e basta, ma chi tra un prodotto straniero ed uno nazionale compra italiano.

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