Off incontra Vittoria de Petra e Beatrice Roccetti co-direttrici dello Studio Pivot di Roma, pop up gallery e studio di produzione culturale con tre anni di esperienza alle spalle, 4 fiere internazionali, 15 esposizioni. Fra le prime gallerie itineranti ad aver pensato alla curatela di mostre d’arte all’interno di spazi non convenzionali.
Ogni giorno vi trovate a contatto con le ultime realtà emergenti italiane artistiche e professionali. Quali sono le correnti e le realtà più promettenti in questo momento e quali interazioni riuscite a combinare tra queste dimensioni?
Molti giovani aspirano a lavorare nel mondo dell’arte ed in questo modo ci siamo rese conto di poter collaborare con delle persone dalle professionalità diverse, ma con lo stesso obiettivo a livello culturale. Noi lavoriamo con spazi espositivi privati e pubblici, non convenzionali, ma anche tradizionali, giovani professionisti legati all’ambiente dell’arte e non, creando delle sinergie inusuali. Cerchiamo sempre di non focalizzarci su un solo genere artistico, dal figurativo, all’installazione, cerchiamo di dare spazio a tutte le realtà emergenti presenti in questo momento, accompagnando i giovani artisti nelle loro prime esposizioni.
La vostra è una sia una pop up gallery che uno studio di produzione culturale, tra le prime nate a Roma, una delle prime ad esser riuscite a superare una certa dicotomia generazionale. Cosa ne pensate di questo?
Il gap generazionale esiste, ma è interessante considerarlo uno stimolo. Spesso ci siamo ritrovate a lavorare con grandi esperti del settore soprattutto all’estero: la Saatchi Gallery è stata decisamente formante per noi, dall’altro lato è capitato di trovare delle resistenze, questo più in Italia, ma solo in rari casi. Siamo di fatto riuscite a creare un ponte tra le due generazioni, ma la nostra più grande soddisfazione è stata quella di avvicinare i giovani al mondo dell’arte contemporanea, ai nostri eventi è bello vedere tanti giovanissimi accanto a collezionisti adulti.
Il vostro percorso è iniziato oramai tre anni fa e siete oggi ad un punto di svolta, se vogliamo di rinnovamento del progetto. Potete accennarci qualcosa?
Studio Pivot nasce tre anni fa per passione e per gioco, grazie al nostro lavoro ora ci ritroviamo un mestiere in mano e quindi la sfida che cogliamo ogni giorno è quella di rinnovarci sempre, coinvolgendo nuove menti e nuove collaborazioni. Questo ci ha portato a specializzare sempre di più i nostri servizi ampliando il raggio d’azione e coinvolgendo l’arte in nuovi settori.
Quello delle fondazioni e dei musei continua ad essere un contesto inaccessibile all’arte emergente o comincia ad esserci dello spazio anche per qualcosa o qualcuno di nuovo?
Le fondazioni ed i musei si stanno aprendo all’arte emergente e forse lo sono sempre stati, noi dal canto nostro stiamo lavorando per creare delle connessioni tra queste realtà. Ci auguriamo che i progetti che stiamo elaborando in questo momento possano aumentare e approfondire questo dialogo.