Sisetta Zappone nasce nel 1984 a Cittanova, un piccolo paese dell’Aspromonte dove riti e miti che ne alimentano l’anima arcaica convivono con le ineludibili convenzioni della modernità. Ma è la capacità di rileggere in chiave attuale tali sentimenti primordiali, evocati dai posti in cui è nata, che rende affascinanti le opere dell’artista.
Ha frequentato l’Accademia delle Belle Arti di Firenze per poi trasferirsi a Londra dove opera presso il Thames Barrier Print Studio. La tecnica che privilegia è l’acquaforte, ossia il disegno con gli acidi su delle lastre, prevalentemente di rame. Fra queste spiccano gli Specchi Teriomorfici. Sono una raccolta di immagini che rappresentano degli animali (il prefisso “Therion”è il diminuitivo del termine greco ”ther theròs” che significa belva, fiera), reali e mitologici, che nell’intuizione dell’artista hanno il compito di incarnare delle “riflessioni”, degli specchi appunto, circa “l’inspiegabile espresso in forma animale”. Un curioso percorso, come ci spiega l’artista, “sul modo archetipico e innato che abbiamo di manifestare tutto ciò che nel nostro psichico non pertiene alla logica discorsiva e razionale. Sono gli animali che ci mettono in contatto con le forze sconosciute, conducono ai livelli inferi dell’inconscio e a quelli sovrannaturali”.
La forma artistica di Sisetta Zappone è una urgenza filosofica prima che estetica. Un tentativo di rimettere in contatto la nostra parte oscura con la razionalità che ci costringe a schematizzare il nostro vissuto, tattica che usiamo per poter fronteggiare “l’insostenibile”, l’incomprensibile. L’immaginario archetipico è un serbatoio di miti sui quali si incardina la relazione fra gli uomini. La nostra comunità è tenuta insieme da tali credenze e usi comuni. Zappone ci ricorda che questo stesso immaginario da cui attingiamo preserva elementi primordiali che raccontano di un mondo mai addomesticato, fantastico e selvaggio, onirico e spaventoso.
L’artista agisce sul metallo attendendo “il momento in cui questi si tramuta in piume, bave e squame”. Come fosse un gesto non per creare ex novo, ma per svelare tramite l’azione degli acidi ciò che già si nasconde fra gli strati del metallo. Una metafora dell’invisibile e dell’indicibile che si cela fra le pieghe della vita ma che è l’essenza pre-alfabetica dell’uomo, che si crede ormai civilizzato e padrone di un mondo di cui è in verità un semplice ospite. Animale fra gli animali.