Dilella: ogni segno un racconto libero dove domina il caso

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โ€ฆSecondo Gianni 18,28-39 (particolare), Katia Dilella, tecnica mista su carta intelata, 2016, 70x105 cmDall’informale alla forma, passando per la calligrafia di Gutai e i calligrammi di Apollinaire: la serie inedita Segni e racconti di Katia Dilella (Milano, 1975), che potete vedere nella galleria Gli Eroici Furori di Milano, con testi di Chiara Gatti e Silvia Agliotti, รจ tutta incentrata sulla scrittura e sul segno.

Si tratta di racconti (ma racconti a prescindere: la trama segnica potrebbe benissimo essere costituita da lettere dell’alfabeto senza riferimento narrativo) scritti direttamente su tela e su carta, oppure ricopiati, senzaIncontro, Katia Dilella, tecnica mista su tela, 2016, 150x100 cm logica di prosecuzione, ma seguendo il โ€œfiloโ€ delle sovrapposizioni di lettere per mezzo di pennini sottilissimi, secondo una gestualitร  molto veloce e consacrata alla precarietร  del caso.

Risultato: un racconto irrecuperabile, da cui lโ€™immagine definitiva รจ un quid in via di apparizione, un โ€œa posterioriโ€. Potete vederci quel che volete, stormi di uccelli su un cielo terso o repliche isomorfiche delle macchie di Rorschach: inutile avvicinarsi alla tela con una lente dโ€™ingrandimento, solo Katia Dilella sa cosa c’รจ scritto, nรฉ i titoli delle opere devono servirci come indicazione resocontativa delle stesse. Potevano chiamarsi โ€œuntitledโ€ ma cosรฌ non รจ, del resto ogni racconto ha un titolo, no? E a proposito di scrittura, non si puรฒ non segnalare, accanto a carte e tele, la presenza di un esemplare delle eccellentissime e coraggiosissime edizioni Pulcinoelefante di Alberto Casiraghy griffato Katia Dilella.

Insomma, ce nโ€™รจ per tutti, alla sua mostra milanese, per aficionados dellโ€™arte e per bibliofolli.