A quattro anni dalla morte del grande cantautore, l’omaggio musicale della sua storica vocalist in un album, “Ossigeno”, per raccontare la sua rinascita…
Tra Lucio Dalla e Iskra Menarini, la storica vocalist, rimangono 24 anni di sodalizio artistico e umano, i cui apici sono rappresentati da canzoni memorabili. E tanti ricordi, “talmente tanti che non si saprebbe da dove cominciare”, mi spiega. Il suo album Ossigeno, distribuito da iCompany, raccoglie brani inediti da lei composti e qualche riadattamento di brani di Dalla. E sarà presentato proprio il 4 marzo, presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma. Una data non casuale, per ricordare una delle sue più celebri canzoni, quella che cantava così: “Della sua breve vita il ricordo, il ricordo più grosso è tutto in questo nome che io mi porto addosso”. Il suo, il nostro, a poche ore dal quarto anniversario dalla morte del grande cantautore.
“Ossigeno”: perché hai scelto questo titolo?
Pensavo alla nascita di un bambino, che ha bisogno dell’aria nonostante sia sempre stato immerso nell’acqua. Quando viene al mondo quella pacca sul sedere mette in moto il diaframma, i polmoni, l’aria, l’ossigeno, la vita. E’ una rinascita, la mia rinascita: un voler essere me stessa, al mio amore per la natura. E’ il mio saluto a Lucio.
Cosa troviamo in questo album?
Alcuni riadattamenti, ma anche cinque brani che ho scritto, tra cui proprio “Ossigeno”. Poi “C’era una volta l’amore”, per riflettere in maniera diretta sulla nostra perdita del senso dell’affettività, tra addii, violenze e crudeltà. E c’è anche un brano dedicato a mio figlio, “Io madre”.
Nel progetto sono stati coinvolti anche diversi personaggi noti.
Non avendo un’etichetta mi sono autoprodotta: ho chiamato alcuni amici di Lucio, come Lino Banfi e Sabrina Ferilli, Gianni Morandi e Renato Zero. Pensavo mi dicessero di no, invece mi hanno detto tutti di sì. E così nasce anche l’etichetta: un sogno che si avvera, e tutto questo lo devo a Lucio.
Ti piacerebbe dirgli ancora “grazie”?
Lo dico: un grazie infinito, un po’ come un sogno che parte dalla terra e arriva sino al cielo. Un grazie grande come tutto ciò che lui ha sempre cantato: il sole, la luna, il mare, la bellezza. Infinito.
Qual è il ricordo più bello che hai di lui?
Io sono entrata nel suo mondo quando avevo quarant’anni e la prima cosa che ho pensato è stata: “questo è matto”. Io venivo dal mondo rock, pop e new age, ho toccato vari generi, e avevo iniziato a collaborare con quel gruppo che sarebbe diventato quello degli Stadio. Lui me lo ha portato via, e ho pensato: “Ma guarda che stronzo”. Il caso ha voluto che ci rincontrassimo in una chiesetta. E tutto è partito da lì, lì è nato questo grande viaggio bellissimo che abbiamo percorso insieme.
A maggio compierai 70 anni: come festeggerai?
Si dice che con il passare degli anni si torna un po’ bambini, quindi farò partire un bel conto alla rovescia. E’ una cosa bellissima, perché ti fa capire che gli anni sono solo numeri, ma ciò che conta sono le persone che hanno fatto parte della tua vita: chi ha creduto in te, chi ti ha voluto bene. Perché la vita non finisce mai quando gli altri dicono che finisca.