Il grande attore che riesce a monologare con il suo pubblico e riesce persino ad essere preceduto nelle battute, assecondato, interrotto, sostenuto da un affetto incontenibile. Il nostro “Giggi”: vero, sincero, intenso, e la comicità parte da queste caratteristiche che sono sue, personali. Ci delizia pure coi sonetti (un po’ terzine, un po’ quartine, un po’ versi sciolti), la chiave di volta di Gigi Proietti è la leggerezza. Ecco cosa recitava in un suo spettacolo del ’91:”Lascia che tutto viaggi nell’aria leggera, leggero come un’ala di farfalla, come un sogno inconsistente, come un agile aquilone, non farmi cadere in tentazioni polemiche, fammi fare uno spettacolo che non pretenda di sapere tutto“.
Vulcanico, istrione, poliedrico, sornione, Gigi Proietti viene da lontano: dall’osservazione della sua Roma (oggi com’è cambiata), dal fescennino, alla”satura”, le maschere Plautine, da Ettore Petrolini, per giungere al teatro dei Gassman, Bene, Eduardo. Per festeggiare i suoi cinquanta anni di palco e di percorso va in scena all’Auditorium Parco della Musica (31 dicembre, 2 e 3 gennaio) Cavalli di battaglia: un compendio del suo singolarissimo teatro fatto di pezzi, frammenti, schegge, personaggi arcinoti, canzoni, montaggio di attrazioni funamboliche tratti dal suo repertorio che assembla e rimescola materiali popolari(bassi come li chiama lui) che si incrociano, si incontrano, si fondano con materiali alti (la poesia, la gag, la logica del paradosso, l’assurdo).
Proietti è pieno di idee, scherzando qualcuno del suo staff lo chiama persino Gigi Progetti. I suoi sono incipit fulminanti che poi a volte vengono lasciati lì, senza mediazioni, senza impegno, per celia o per amor, in un racconto di osteria o in una battuta lasciata cadere per caso, andrebbero approfonditi, sviluppati. Il segreto del suo successo non va ricercato solo nella maestria: Gigi è una bella persona. In camerino ti riceve mentre si posa la matita sulle palpebre, si cerchia l’occhio con un fard azzurrino, strimpella qualche accordo con la sua chitarra e mentre si rischiara la voce con gargarismi (anche questi divertenti) entra la sua sarta Loretta con la fettuccia attaccata al collo che gli porta dell’acqua e ci offre gentilmente da bere. Gigi sorride dallo specchio quando il direttore di scena annuncia i “cinque minuti”. C’e ancora il tempo per una barzelletta, uno scongiuro. È tutto esaurito pure questa sera, lo capiamo dall’espressione gongolante dell’organizzatore. Vicino al suo camerino si può incrociare il suo solito gruppo di amici (il maestro Vicari detto il Micio, Marco Simeoli, Claudio Pallottini) e da qualche anno si aggiungono alla ciurma anche le due figlie del mattatore: Susanna e Carlotta. La prima ha un talento per scene e costumi, la seconda recita e canta pure in una band. “Chi è di scena!“. Arriva l’ordine inappellabile del direttore. Lo farai il pezzo che preferisco? Quello del cantante francese? Lui si volta mimando lo sguardo intelligiont e mi fa: “A plus tard!“
Viva Proietti, attore insuperabile, e per chi non lo avesse capito, anche mio amico.
Gigi proietti? un grande, ma veramente grande dello spettacolo! Ce ne fossero, in Italia, di altri come lui!!!!!!
Comments are closed.