Pablo Echaurren: difendere e promuovere i nostri artisti

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Pablo Echaurren

La Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma dedica una mostra all’impegno politico di Pablo Echaurren, il pittore che ottenne un grande successo con le sue opere sin da giovanissimo ma decise di abbandonare l’arte per immergersi nella Storia:  “Pablo Echaurren. Contropittura” fino al 3 aprile 2016.

Figlio d’arte, Pablo Echaurren nasce a Roma il 22 gennaio 1951 da Angela Faranda, attrice italiana, e dal pittore cileno Roberto Sebastian Matta Echaurren. Inizia a dipingere a diciotto anni e viene subito scoperto da Arturo Schwarz, patron del dada-surrealismo in Italia, titolare all’epoca di una galleria milanese. E’ pittore, scrittore, disegnatore di fumetti, editore. Non solo pittore, si è impegnato in un’intensa attività applicata, disegnando illustrazioni, copertine, manifesti, nonché graphic novel, genere di cui è considerato un anticipatore. Non c’è medium che non sia stato contaminato dal suo lavoro: ceramica, grafica, oreficeria, video.

L’arte di Pablo Echaurren si svolge in molte direzioni, articolandosi in un continuo altalenare tra alto e basso, dai dipinti ai poster, dai collage alle copertine di libri e ai fumetti, dalle ceramiche agli arazzi e ai gioielli, dal video alla scrittura. Ne discende un’idea dell’artista come artefice a tutto campo, indifferente agli steccati e alle gerarchie che solitamente tendono a comprimere l’attività creativa. Nel 1997 viene nominato Accademico di San Luca. Ma, accademico sui generis, fonda il Partito del Tubo, una sorta di comunità mediatica, che, all’interno del progetto Oreste, è invitato alla Biennale di Venezia nel 1999. Negli anni settanta il suo stile è diventato popolare tra i ragazzi con la copertina del best seller Porci con le ali, ma il suo rapporto con i giovani è sempre vivo. Infatti, ha curato l’immagine del festival rock “Arezzo Wave” ed è stato tra i promotori di alcune riviste controculturali. Il suo lavoro ha sempre mantenuto un intenso rapporto con i movimenti e il sociale. Dall’esperienza di un laboratorio artistico nel carcere romano di Rebibbia è nato il film Piccoli ergastoli, presentato alla Mostra internazionale del cinema di Venezia nel 1997. Autore di saggi (Controcultura in Italia; Il suicidio dell’arte, 2001; Nel paese dei bibliofagi, 2010), romanzi e racconti (Compagni, 1998; Delitto d’autore, 2002), ha pubblicato anche una serie di biografie illustrate, dedicate a F.T. Marinetti, Tristan Tzara, Picasso, Dino Campana, Ezra Pound, Vladimir Majakovskij ecc.

Contemporaneamente all’attività di artista visivo Echaurren coltiva un legame profondo con la scrittura, cimentandosi come corsivista su numerose testate sia over che under-ground. Autore di saggi e pamphlet, racconti, romanzi noir in cui denuncia i meccanismi di mercificazione del mondo dell’arte, egli mantiene saldo il rapporto con un’idea di arte moltiplicata e diffusa.  Mostre sulle sue opere si sono tenute in varie parti del mondo. Per i 150 della Repubblica Italiana le sue quattordici tavole dedicate ad altrettanti articoli della Costituzione sono andate in mostra al palazzo del Quirinale con la benedizione del presidente Giorgio Napolitano e la presenza di oltre tremila studenti il giorno di apertura dell’anno scolastico 2011-2012.

 Il percorso espositivo, che presenta oltre 200 opere dell’artista – tele, disegni, collage – dagli anni settanta ad oggi ed un’ampia sezione di documentazione, comincia con i lavori d’esordio, i “quadratini”, acquerelli e smalti di piccole dimensioni che riflettono i miti generazionali (la politica, la musica) e le inclinazioni personali (per le scienze naturali, il collezionismo).

La sezione centrale e cuore della mostra è dedicata ai disegni e collage (qui esposti per la prima volta) legati all’esperienza dei cosiddetti “Indiani metropolitani” che, nel 1977, si sono appropriati dei linguaggi estetici dell’avanguardia artistica per denunciare il mondo illusionistico dei media. In questo ambito appare evidente il desiderio di trasformare l’esclusiva ricerca di Marcel Duchamp in uno strumento a disposizione di tutti, secondo un progetto di collettivizzazione dell’avanguardia storica.

Seguono una serie di grandi tele degli anni ottanta e novanta, che fanno i conti con gli eventi contemporanei e con la problematica ambientale, e alcuni collage degli anni novanta composti con manifesti politici e pubblicitari.  La mostra illustra anche le più recenti «pitture da muro», che creano un nuovo alfabeto simbolico, una serie di quadri sul sistema dell’arte che rivelano la dimensione critica del lavoro dell’artista e i lavori di dimensioni minori, come le “Decomposizioni floreali”. L’attenzione è pertanto focalizzata sulla “contropittura” di Echaurren e quindi anche tutti i lavori non esposti sono parte integrante di una poetica coerente. In essa, la pittura “scende” fino al foglio stampato, il fumetto assurge a quadro, e la riflessione concettuale di stampo Dada-futurista stimola una visione ironica del presente.

Alla domanda  dove sta andando l’ arte in Italia e nel mondo e come vede il futuro culturale del nostro Paese ha risposto:

A ramengo, schiacciata dalle grandi multinazionali degli affari, dal grande giro dell’arte superquotata e superprotetta. Qui da noi i soldi per gli artisti li devono ancora inventare. Ma questo non vuol dire che non si possa ristabilire una giusta posizione. Basterebbe intanto che le nostre istituzioni pubbliche Maxxi, Macro e altre gallerie comunali decidessero di puntare sul nostro genius loci, invece che inseguire i soliti “geni compresi” promossi da altri paesi. Soprattutto anglosassoni.  Ma non intendo passare per un autarchico. Dico solo che per essere “internazionali” bisogna avere il coraggio di difendere  e promuovere i propri a artisti. Esattamente come fanno i paesi intelligenti.”