Il desiderio di visualizzare il cibo su qualcosa di insolito, la voglia di coniugare sensualità e ironia, e un’ammirazione verso la donna, da sempre dea di nutrimento e vita: è questa l’idea dalla quale è nata Skin & Food (a Roma, nel foyer del Teatro Parioli Peppino De Filippo, fino al 10 novembre). Trentuno pannelli fotografici dove il corpo femminile riveste un ruolo secondario (le immagini delle donne, infatti, sono state tagliate e i volti, quando visibili, sono leggermente fuori fuoco) per lasciare spazio a un ampio vassoio di prodotti della tradizione mediterranea: pomodori, frutti e pasta, spesso come gioielli su pelli marmoree, e clic -tutti coloratissimi- da ‘assaggiare’ e interpretare.
Nata dall’estro di Cristiano Maggi, fotografo pubblicitario di Milano, che da quasi trent’anni si occupa di fotografia alimentare (sono tanti i brand per cui ha lavorato: da Buitoni a Barilla, da Bistefani a Yomo e tanti altri), la mostra si presenta come un progetto del tutto originale e personale nel quale l’artista segue la propria ispirazione, con il desiderio di aprirsi e mettersi in gioco, ma anche sperimentare. Una serie di immagini dove la creatività segue un percorso logico. Così i rossi pomodorini che adornano il candido collo della donna si trasformano in una collana di perle, la treccia di mozzarella si trasforma in una treccia di capelli con fermaglio in basilico, e i limoni sono rappresentati su gambe, e offerti da una mano, come se gli arti femminili con la loro forza e grazia rappresentassero il fusto e i rami della pianta generatrice del frutto stesso.
Un gioco allusivo, accompagnato da un po’ di ironia, dove ad ogni immagine è dedicata una celebre pellicola cinematografica, prendendo ispirazione ora dal cibo, ora dalla situazione raffigurata. Un divertente riferimento a una scena, a un dettaglio o al titolo del film citato: dai pachino intorno al collo che fanno pensare a ‘Pomodori verdi fritti’ di Jon Avnet, al gamberetto delicatamente posato sul ventre che richiama il ‘Sushi girl’ di Kern Saxton, fino al triangolo di olive taggiasche, lì a coprire ed esaltare il centro della femminilità, che richiama il ‘Mediterraneo’ di Gabriele Salvatores. Una vera sfida per i cinefili, insomma, che possono trovare il fil-rouge che lega le due forme artistiche, e un trentunesimo (e ultimo)pannello a sorpresa, ‘fuori dal coro’ e tutto da scoprire. Un gioco ottico che si sovrappone all’altro, tra illusioni, allusioni e fantasia dello spettatore.