L’arte pubblica avrebbe bisogno di una seria riflessione. Come in una guerra, servirebbe una moratoria. Fermi tutti per qualche anno. Invece, tra sculturine nelle rotonde delle strade, fuck off concettuali nelle piazze, frattali e frattaglie nei quadrivi, la bruttura sormonta le nostre città. Cattelan, Koons, Libeskind sono esempi di questa deriva.
Ma anche quando i più “reazionari” scelgono la strada della tradizione, quella cioè della figurazione classica, i risultati appaiono ridicoli, soprattutto nello sforzo di misurarsi col passato. Si pensi al Papa Giovanni Paolo II in piazza Termini a Roma (una sorta di garitta), al Montanelli sul water nei giardini di via Palestro a Milano… o recentissima alla “visitazione” a Loreto dove splende il celeberrimo Santuario.
Quest’ultimo caso è disarmante. Lo scultore anconetano Floriano Ippoliti – immaginiamo col consenso dell’amministrazione e il nulla osta dell’arcivescovo – progetta per uno slargo tra pizzeria, fermata dei taxi, e specialità alla brace, un gruppo di tre statue bronzee (Maria, Elisabetta e – a sorpresa – sant’Anna) il cui panneggio effetto lingerie bagnata con strascico oltre i piedi, i veli tipo pennacchio strega-halloween, rendono il trio un’apologia involontaria del più sublime sgunz. Eppure sarebbe bastato vedere le “Due sorelle” di Picasso, per lasciar perdere.