Carl Schmitt, quant’è antipatica la democrazia

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A giudicare dalla biografia è senza dubbio un cattivo maestro. Carl-SchmittEppure Carl Schmitt è filosofo del diritto molto apprezzato: le sue opere si pubblicano con successo. Colluso con il nazismo, uscito assolto dalla seconda guerra mondiale, si rivolterebbe nella tomba vedendo cosa sono oggi l’Europa unita e le sue nazioni. Non aveva simpatia per le democrazie liberali. Questo allievo di Max Weber devoto a Niccolò Machiavelli si divertirebbe anche meno scoprendosi citato da Il Manifesto, che a febbraio ha recuperato un suo libro, Il “nomos” della terra, per una critica all’imperialismo americano.

Tant’è: Schmitt piace, le sue teorie sono più vive che mai. Questo cattolico che nella Teologia politica teorizza il concetto di sovranità dello Stato in relazione ai centri spirituali di ogni epoca, partendo dal tempo teologico per arrivare al Novecento della tecnica, giudicava Napoleone l’esempio per eccellenza dello spirito classico. In un saggio pubblicato in La formazione dell’esprit in Francia e altri scritti sull’Europa e sullo Stato (Il melangolo, pp. 132, 14 euro) scrive che l’impero di Bonaparte “fu l’ultimo tentativo di una rappresentazione in grande stile”.

COPE esprit
Carl Schmitt, La formazione dell’esprit in Francia, il Melangolo, 2015

Non gli si può dar torto. E certo affascina, in tempi di deriva identitaria dei popoli, leggere della loro “gestalt spirituale”, cioè del loro spirito nazionale, lasciando spazio ai suoi grandi protagonisti. I saggi qui esposti sono più o meno importanti nello sviluppo del suo pensiero. Primario è quello che dà il titolo al libro, del 1938. Schmitt vi interpreta la storia della Francia attraverso un tipo umano – il legista – che ne promuove la laicità. Da Guglielmo di Nogaret (1260-1314), il cancelliere di Filippo il Bello teorico dell’autonomia del potere regale, a Robespierre, l’avvocato del Terrore che decapita l’Ancien Régime. Per Schmitt se al principio della lingua italiana c’è Dante e di quella tedesca Lutero, a monte del francese ci sono le arringhe dei legulei. La lingua di un esprit borghese, che è la chiave per capire lo spirito nazionale della patria della laicità per eccellenza.