Enzo Cucchi: il Rinascimento? Una truffa!

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CUCCHI 1Onori doppi per un’artista con la maiuscola. Enzo Cucchi fa il bis a Treviso: stasera alla Fondazione Benetton (www.fbsr.it) Francesco Merlo e Oliviero Toscani presentano il libro di Carlos D’Ercole, che gli ha dedicato un florilegio di interviste (Vita Sconnessa di Enzo Cucchi, Ed. Quodlibet). Domani sera, 29 aprile, alla Galleria Tra (www.trevisoricercaarte.org) durante la mostra La pelle del serpente, di cui è protagonista con Nebojša Despotović, sarà presentato un ricco catalogo. Enzo Cucchi, classe 1949, ex enfant prodige della Transavanguardia con Mimmo Paladino, Sandro Chia e Francesco Clemente, è un figurativo definito per abitudine “neoespressionista”. In verità il vocabolario simbolico venato di malinconia e introspezione che segna la sua opera la rende in qualche modo indefinibile, contemporanea e allo stesso tempo antica. La forma è nuova, la sostanza senza tempo. IlgiornaleOFF gli ha chiesto cosa significa per lui essere un artista oggi.

Sarà, 2014, olio su tavola

Partiamo da una sua dichiarazione: “Un quadro si fa per innalzare il livello di civiltà che riguarda tutti noi”. Secondo lei qual è il ruolo dell’arte nel mondo di oggi?

Il problema è che la definizione stessa di ruolo sta mutando. I motori si stanno modificando lasciando le scocche esterne lucide e uguali a se stesse, una vita a base silicea sta prendendo piede sotto i nostri occhi e noi ancora guardiamo alla nostra umanità naufragata. Oggi ci sono più punti di vista, pensi a quanta gente scatta fotografie continuamente, quanti occhi meccanici si aprono e si chiudono veloci. Il ruolo dell’Arte è stare lontano da tutto ciò.

Da ragazzo è stato restauratore di libri e poeta, ha frequentato la poesia illustrandola e rimanendo in stretti rapporti con Paolo Volponi, Goffredo Parise, Giovanni Testori. Questa mostra è introdotta da una poesia di Tiziano Scarpa. In che modo la parola si intreccia con il segno nella sua arte?

I segni e le parole sono due cose distinte tra loro, molto lontane, anche se hanno effetti comuni sulla realtà, arrivano agli stessi lidi percorrendo strade assai differenti. In principio era il verbo, inizia così un libro, che afferma per iscritto – atto di estremo silenzio fisico – che in principio era il suono, la vibrazione è fautrice di realtà, il linguaggio può esser visto come uno scalpello temporale che apre nuove vie nella roccia che si fa polvere di pensieri. Il segno crea altri universi, apre finestre sulla roccia, è più rabbioso della scrittura.

Lontana, 2014, olio su tavola
Lontana, 2014, olio su tavola

Ha iniziato con il concettuale, poi l’esplosione di forme e colori del neofigurativo. Una scelta importante, soprattutto per gli anni in cui è stata compiuta: la Transavanguardia ha segnato una rottura con un certo conservatorismo astratto…  

E’ stato un momento di rottura, è vero: eppure la transavanguardia presenta la pittura con un arto anche concettuale. Sto cercando di nuovo una forma astratta.

Le sue figure sono stilizzate, ieratiche. In una sua tela esposta a Treviso un uomo predica da un ambone, in un’altra c’è un angelo, rivolgendosi alla sua arte si parla di simbolismo ermetico. Per Cucchi è importante il medioevo?

Il Medioevo è stato il vero Rinascimento. Il Rinascimento è una truffa, o meglio, è un derivato debole degli esplosivi anni del Medioevo: Fibonacci era una rockstar, l’Arabia entrava in Europa dalla Sicilia tramite traduzioni di filosofi greci. Di rimando si costruivano le Cattedrali. Un’opera che oggi siamo abituati a vedere progettata al computer, specchiata, tirata su in sei mesi con avveniristiche gru ecologiche che prendono energia dal pensiero arboreo.. tutto bello per carità.. ma nulla a che vedere con le vecchie Cattedrali. Il cantiere che si costituiva all’inizio, manovali, muratori, falegnami, scultori e architetti, pittori, affreschisti, liturgisti, marmisti, decoratori, geometri egiziani. Con mogli e figli a carico ovviamente, attorno alla costruzione di una Cattedrale, che durava in media settant’anni, si creava un paese. Botteghe, case, magazzini, rifugi, mense, prostitute, una società. Oggi, anche se i tempi vanno sempre più veloci, l’Arte dovrebbe in qualche maniera reimporsi al mondo con gesti di questa entità. Opere che possano creare un indotto non solo intellettuale ma anche fisico, fondante, per innumerevoli quantità di persone.

Per lei la parola Cattedrale si scrive con la maiuscola. E’ avviato da tempo verso l’arte monumentale. Ha decorato la Chiesa di S. Maria degli Angeli al Monte Tamaro in Svizzera. Cos’è per lei il sacro?

Il Sacro è una questione di misure e proporzioni. Consiglio vivamente i testi di Roberto Tagliaferri, un liturgista, ruolo poco conosciuto del campo architettonico ma fondamentale nella costruzione di una chiesa. Il liturgista ha sotto di sé altre dodici competenze, come il cristologo e il pulpitologo per esempio, è l’architetto dello spazio sacro. Tutto deve essere costruito per suggestionare, ogni angolo dev’essere pregno di significato. Lo spazio è studiato per questo: misure esatte da seguire per costruire il pulpito, il cristologo ti dice la dimensione del Cristo da fare in base allo spazio che ha davanti a sé. Tutti gli oggetti e i corpi all’interno di una chiesa sono in relazione tra di loro.

Contatto, 2014, olio su tela
Contatto, 2014, olio su tela

L’ingresso è una soglia che segna il passaggio a un’altra dimensione. Chi entra deve sentire le gambe cedere e fermarsi, possibilmente guardare in alto: questione di metri quadri e luce. La chiesa non è il luogo dove lo spazio è sacro, la chiesa è lo spazio sacro, misurato. Tagliaferri una volta mi disse: “Fai entrare in una chiesa senza dir loro nulla un gruppo di bambini, se si mettono a correre quella chiesa non funziona, la devi abbattere”. Nella preghiera non c’è solitudine.

Potremmo definirla un mistico dell’arte contemporanea?

Non mi piacciono per niente le definizioni.