Patrizia Pellegrino: “Quando feci scena muta davanti a Gassman”

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anch’io ero OFF, al telefono con PATRIZIA PELLEGRINO!

Ci racconti un episodio OFF divertente o particolare dell’inizio della tua carriera?

Mi ricorderò sempre di quando venne Vittorio Gassman a Napoli per uno spettacolo teatrale. Avevo quindici o sedici anni, e chiesero a dei giovani attori di fare una performance davanti a lui, quindi pensai di recitare una poesia di Giovanni Pascoli. Quando è stato il mio turno di esibirmi, ho avuto un’amnesia totale e non sono più riuscita a dire niente.

Un inizio che scoraggerebbe qualsiasi velleità attoriale. Come mai hai deciso di continuare?

Patrizia PellegrinoAvevo iniziato come ballerina, quindi mi sono diplomata al San Carlo di Napoli, e poi ho lavorato in Rai con Luca De Filippo facendo “Petrosinella”, quindi non temevo il palcoscenico. Ma quella volta avrei dovuto parlare: ho avuto paura. Poi però ho cominciato a ballare e cantare nelle sigle in televisione – sono diplomata in danza classica e moderna e ho studiato canto – e ho girato le piazze italiane con Corrado per il Cantagiro. Con queste opportunità di stare davanti al pubblico, mi sono svezzata. Non ho più potuto fare a meno del calore del pubblico e ho cominciato a fare teatro: Pietro Garinei mi vide in televisione e mi scelse per recitare in una commedia di Ilaria Castri, “A che servono gli uomini”, con Ombretta Colli, Marisa Merlini e le musiche di Giorgio Gaber. Allora ero diventata più sicura di me e ho dimenticato quella gaffe davanti a Gassman. Ma ancora adesso, prima di ogni debutto teatrale, ho sempre un po’ di quella paura.

Sei attrice, cantante, presentatrice, ballerina e ti sei formata nel contesto dinamico e difficile delle piazze. Come vedi oggi il profilo di un ragazzo che vorrebbe fare l’attore?

Oggi è più semplice rispetto a prima. Ci sono delle scuole, e una volta finito di frequentarle si viene inseriti in qualche fiction. I giovani oggi hanno poca esperienza rispetto con la diretta e il teatro. Non si fa più la gavetta, si fa il Gande Fratello.

Tu hai fatto L’isola dei Famosi. Il reality è davvero reality?

Diciamo che gli autori dei reality vorrebbero importi un certo ruolo, ma alla fine non ce la fanno. Nel reality, quello che c’è di bello o di brutto di una persona viene fuori, esasperato dal non mangiare e non dormire.

Hai sofferto la fame sull’Isola?

Ho perso otto chili in un mese e mezzo. Quello è un vero reality, è veramente drammatico: non puoi scegliere di non andare a cercare il cibo perché sennò non mangi, non puoi leggere, né parlare al telefono con le persone che ami, non puoi misurare lo scorrere del tempo né avere una conversazione brillante, perché quelli intorno a te sono abbastanza idioti. Non voglio dire che fossero tutti idioti, per esempio DJ Francesco mi ha fatto divertire. Mi raccontava le favolette tipo “Biancaneve e i sette nani”, ma in versione erotica, per farmi addormentare.

A proposito di erotismo, hai girato diverse scene di nudo nella tua carriera, e hai anche detto di esserti pentita di aver mostrato prima il tuo corpo delle tue qualità artistiche. C’è qualcuna di queste scene che trovi molto bella? O una brutta che non vorresti mai aver fatto?

PATRIZIA PELLEGRINONon ho mai fatto scene erotiche, erano sempre scene di nudo molto caste. Ancora adesso ho un corpo molto adolescenziale: non ho dei seni invadenti o un culo gigantesco, quindi non sono mai volgare. Rivedendomi nelle scene di nudo, non sono pentita di averle fatte. Mi spiace solo che quel tipo di cinema dell’inizio della mia carriera mi abbia negato l’attenzione di alcuni registi importanti, che mi vedevano solo come un vuoto a perdere. E in effetti avevano anche ragione, perché in alcuni spettacoli ero addirittura doppiata. E quando sei doppiata capisci che non hai talento. Però mi auto scuso, perché ero molto giovane e si può sbagliare all’inizio della carriera.

Qual è il più grande rimpianto della tua carriera?

Mi sarebbe piaciuto debuttare con registi che mi dessero l’occasione di esprimermi veramente. Cosa che invece ho potuto fare producendomi da sola un film: è tato il mio debutto alla produzione, “Come le formiche” di Ilaria Borrelli. Ho fatto scrivere una sceneggiatura adatta a me e mi sono contornata di attori straordinari, Galatea Ranzi, Enrico Lo Verso… Ma al cinema non sono mai riuscita a realizzare quello che riesco a realizzare in teatro. Quando ho conosciuto Pupi Avati e ci ho lavorato per un film che si chiama “Il bambino cattivo” e andrà in onda su Rai Uno, ho capito che mi piacerebbe lavorare con registi di questo calibro. Pupi Avati pretende da un attore alcune cose, e non si ferma fino a che non riesce a ottenerle. Ti mostra la strada per arrivare a un certo tipo di recitazione. All’inizio è stato difficile, ma poi ho capito quello che lui voleva da me, e ne sono stata molto soddisfatta.

Ora stai recitando con Stefano Masciarelli in “Qualcuno è perfetto” di Marco Giacomazzi. Una commedia ironica, piena di paradossi, dove si ride e dove va in scena un prototipo di uomo tenero, l’uomo cosiddetto “micio”, invece che macho…

Pellegrino-Masciarelli-441x360Più che micio, è un uomo con tanti problemi, come ce ne sono tanti oggigiorno. Scrive di musica e vive recluso in una villa del settecento, molto bella e piena di ricordi, è un uomo molto colto che però ha paura di vivere fuori da questa casa in cui parla con degli amici immaginari, e non riesce ad affrontare la vita. Io recito la parte di una donna vera che entra nella sua vita e gli fa un po’ da psicologa, poi i due piano piano si aiuteranno a vicenda per affrontare la vita insieme. Credo che sia una vittoria dell’amore sulle paure e sulle frustrazioni di tutti i giorni.

Le donne sognano ancora l’uomo introverso, oppure vogliono un dominatore da “Cinquanta sfumature di grigio?

Credo che le donne vogliano un uomo dominatore accanto a loro, almeno parlo per me. Ho fatto da psicologa al mio ex marito per tredici anni ed è stato un periodo disastroso. Era depresso, per cui aveva bisogno veramente di aiuto, e io gliel’ho dato. Per lui è stato un periodo bello, ma anche per me, in certi momenti. Adesso desidero un uomo che mi stia accanto e abbia le palle di affrontare la vita con me, voglio un uomo con cui stare alla pari.

In una situazione sociale come quella attuale, il matrimonio è destinato a non funzionare?

Me lo chiedo tutti i giorni. Adesso la mia relazione è all’inizio e mi sembra tutto bello, ma come sarà tra dieci anni? Finirà anche questa? I miei rapporti più importanti sono durati tredici o quattordici anni, che è comunque tanto, ma sono destinata a invecchiare da sola? Amo molto i miei figli, ma anche la serenità che mi dà il mio compagno: mi sento soprattutto un “animale da coppia”.

Hai adottato un figlio e hai raccontato la storia di questa adozione in un libro, “Per avere Gregory”. Adottare in Italia è troppo difficile?

Adesso lo è molto meno di allora. Gli assistenti sociali ti pongono davanti a questioni molto intelligenti e molto difficili, per capire se sei un genitore abbastanza forte da poter dare amore e non pretenderne. Quando vuoi un figlio per tappare le tue falle affettive, non te lo danno, e giustamente. Un bambino deve arrivare per essere un arricchimento della tua vita. Poi un bambino deve avere un papà e una mamma. Credo che un bambino potrebbe essere messo un pochino fuori strada vedendo una coppia formata da due uomini o due donne.

Politicamente si dà molto risalto al diritto alla maternità e alla fecondazione assistita. Saresti più per facilitare le adozioni o per la fecondazione assistita?

Non c’è una contrapposizione tra le due cose. Secondo me, il bisogno di maternità in una donna è talmente forte che deve cercare in tutti i modi di essere madre, è un fatto biologico. A una certa età ci scatta questo desiderio, purtroppo adesso l’età in cui scatta è tarda. Però, se una donna sente di voler diventare mamma a trenta o quarant’anni deve poterlo fare, quindi vanno bene sia la fecondazione assistita, sia l’adozione. Io ho adottato e sono rimasta incinta otto mesi dopo. Consiglio l’adozione vivamente, a tutte le donne. Perché è una cosa difficile, ma molto bella.

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