Verrà Sanremo e avrà la barba di Conchita Wurst. Non perché la drag queen austriaca dimostri qualche particolare merito artistico, né come cantante, né come performer; ma perché appunto è un uomo, ma è anche una drag queen, e ha la barba. E sarà ospite al festival dei fiori nel plauso generico e generale: dal conduttore-direttore artistico Carlo Conti agli altri ospiti, ai concorrenti.
Una volta nello spettacolo come in tutti i campi c’erano i raccomandati dai partiti. Ora ci sono i raccomandati della charity della bontà, dell’identità sessuale che sarebbe anche identità culturale, del Progresso, al quale non si può dire di no o si viene presi per picchiatori puzzanti di birra.
Altro che protesta dei cattolici di questi giorni, a favore della Wurst si è espresso qualche mese fa il cardinale di Santa Romana Chiesa Christoph Schönborn: “Ha portato al centro dell’attenzione un grande tema, un tema reale, soprattutto per persone costrette a subire ingiustizie, discriminazioni e cattiverie. Sono contento che Thomas Neuwirth con il suo nome d’arte Conchita Wurst abbia avuto un tale successo”.
Ecco, carity per charity, l’imprimatur del, per quanto discusso, Cardinale. Tié! Ecco la testimonianza che la Wurst corrisponde al più grande ideale che l’Occidente sembra aver maturato nella sua millenaria storia. L’assenza di quella cosa vincolante, noioisa, e un po’ totalitaria che si chiama “contenuto” (l’Uomo senza contenuto, un bel saggio di qualche anno fa di Giorgio Agamben) in nome di un liberalismo immaginativo incurante di qualsiasi vincolo culturale e fisico.
Lo spaesamento indotto dal fatto che la Wurst “nun se po’ guardà” sarebbe un fatto tutto positivo, quindi. Il fatto che come cantante navighi nella mediocrità (qualsiasi pianobarista medio o media è uguale), il fatto che le sue canzoni siano interessanti più che altro per le parodie che ne fanno in rete, non conta. Il fatto che sia emersa all’Eurofestival, la manifestazione musicale più trash, guardata da tutti per farsi quattro risate (mentre i talenti veri della musica europea restano giustamente nell’ombra) non è importante. Verrà Sanremo e avrà non le corde vocali, ma il sistema pilifero di Conchita Wust. Raccomandata dalla bontà.
IL FESTIVAL DI SANREMO DA ANNI HA RAPPRESENTATO TUTTO TRANNE LA CENTRALITA’ DELLA CANZONE ITALIANA…OGGI PIU’ CHE MAI DATO CHE SIAMO A CARNEVALE, MI SEMBRA UNA BUFFONATA CARNEVALESCA, PEGGIO DI COSI’…???? COMUNQUE IO CAMBIO CANALE SICURAMENTE, NON ACCETTO QUESTE STRONZATE PER UN LORO AUMENTO DI ASCOLTI.
@Lino- Che sanremo sia un flop o no poco importa a quelli che sperperano milioni per ingrassare i compagni di merende. Il carrozzone mangiasoldi andrà sempre avanti. Dovremmo essere noi a rifiutarci in massa di guardarlo come forma di autodifesa e rifiuto dell’ideologia LGBT che vogliono imporci a tutti i costi, con la quale si spiega la presenza della donna barbuta.
Spero tanto che anche quest’anno San Remo si riveli un flop pazzesco!Così,finalmente,verrà eliminato!Quei pochi che ancora lo guardano,solo saltuariamente,lo fanno solo per curiosità e per il ‘gossip’,non certo prt le canzoni!E pensare che si chiama Festival Della Canzone Italiana!Vergognamoci!Lino.
Non ho capito che cavolo ha voluto dire il cardinale, forse voleva esortare a non provare più schifo per tutte le nefandezze che prolificano fra i suoi pari esortandoci a coltivare il gusto dell’orrido. Ma bergoglio è d’accordo col suo cardinale? Certo è che l’Occidente è diventato peggiore della Roma del basso impero. Quasi quasi c’è da rimpiangere un cardinal Carafa. Ci penseranno i musulmani a rimetterci in riga.
……scusate, ma a me questa/o Wurst dà proprio il voltastomaco!
Un altro motivo, se ce n’era bisogno, per non guardare il Festival. Non è più il FESTIVAL DELLA CANZONE ITALIANA da qualche decennio.
Vogliate scusarmi se vado fuori tema. Prima, mentre inviavo la citazione del Pascoli, ho letto sulla destra del monitor : “Manzoni – Cultura – Incontro con Barba D’Urso”. E così… mi è venuto da fare un RUTTO!
Lapsus legendi.
Ma anche Barba D’Urso non è male
X ANGELO CRESPI
Le cose stanno così, anzi, per spiegarmi meglio, preferisco farlo con una citazione “il luco è la phiga dell’avvenire” (Giovanni Pascoli). Ho detto tutto!
Vorrei aggiungere una piccola chiosa, pur non conoscendo la Wurst. Se ho ben capito, la Wurst è un uomo che si finge donna che a sua volta porta la barba da uomo.
Tralascio la questione prettamente sessuale, su cui non ho competenza. Ma non capisco quale sia l’attrazione che in questo gioco di rimandi essa possa suscitare nel pubblico. Il monstrum, cioè il soggeto che provoca stupore essendo extra-ordinario, è sempre esistito, fin dagli albori.
La donna barbuta, per esempio, destava il giusto effetto, non dandosi donne col pelo folto sul mento. E le corti e i circhi amavano esibirne esemplare. Un po’ come la nana. O, assoluta magnificienza, l’ermafrodito, peraltro spesso raffigurato disteso o eretto come nella collezione Borghese, che rappresentava il massimo scherzo di natura esistente.
Ora nel circo che è la televisione contemporanea, nella pista principale che è Sanremo, un bel mostro ci sta bene. Ma quale sia la mostruosità di Conchita Wurst non è dato capire.
Se è un uomo che fa la donna (con venature drag queen o trans) può provocare sensazioni, e una donna che fa l’uomo pure, un uomo che fa la donna la quale a sua volta fa l’uomo, al di là del triplo equivoco (spesso usato nel mondo teatrale e cinematografico) è una somma banalità priva di qualsiasi effetto sublime o drammatico, poiché frutto di falsità e marketing.
Insomma, se Conchita è un uomo che fa la donna, ben venga. Ma se facendo la donna fa l’uomo e si tiene la barba, diventa una mostruosità invereconda, ma non nel senso colto del monstrum, semmai nel più pieno senso del trash, che nunsepòvedé.
Non ho capito un capso!
Comments are closed.