Roma 2024, una nuova disciplina olimpica…

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E’ di queste ore la decisione del governo di presentare la candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024, a 64 anni dall’indimenticabile edizione del 1960, in un’Italia ed in una capitale ben diverse allora…Scelta economicamente inopportuna, come la bollò Monti due anni fa? Occasione di riscatto per cancellare l’onta di “Mafia Capitale” e far ripartire il Paese, come sostiene Renzi?

La città eterna è tornata agli onori della cronaca con la premiata ditta “Buzzi & Carminati”, mix tra impegno sociale, terrorismo, criminalità organizzata, corruzione, collusione, malaffare e politica, bivio cruciale di una economia minore ma pur strategica nella vita di una città, fatta di appalti pilotati e di affidamenti emergenziali diretti per curare il verde, smaltire rifiuti, organizzare l’accoglienza di immigrati e disadattati.

Se quanto emerso a Roma costituisce qualcosa di già noto e geneticamente diffuso nel cromosoma italico, ciò che lo rende drammatico, nell’attuale situazione di crisi che tocca milioni di famiglie e di disoccupati, è la pervasività, permeabilità e ingordigia di una sistema che testimonia la crisi di valori morali, sociali, politici e culturali in cui è confinato il bel Paese, la culla di quel “diritto” che assume oggi l’alternativo significato di “furbo, scaltro, individuatore di sistemi alternativi atti a conseguire in tempi rapidi un scopo”.

La capitale è ormai sinonimo di amministrazione inadeguata, di declino, contraddizioni, disservizi e inefficienze, di metropoli tentacolare le cui periferie sono ostaggio di se stesse, di politiche di integrazione dettate da cooperative e faccendieri senza scrupoli, di occupazioni illegali che trovano consenso istituzionale, di grigiore della proposta culturale e dello stato di abbandono di cinema e teatri.

A Roma tutto funziona poco e si vive male, ma maestosamente: le buche nell’asfalto sono voragini; strade sommerse dal traffico e parcheggi in doppia e terza fila; scivoli per i portatori di handicap adibiti ai più disparati usi; marciapiedi divenuti percorsi di guerra tra avvallamenti, radici di alberi che svellono l’asfalto ed escrementi di cani, mentre stratificazioni di manifesti coprono i muri. I mezzi pubblici sono talmente pieni che invidi i polli che almeno hanno lo spazio vitale di un foglio a4, mentre cortei di auto blu sfrecciano scortate svincolandosi dal traffico; i taxi sono un servizio pubblico talmente sui generis da trattare i malcapitati clienti come ospiti sgraditi o da salassare; il centro storico ha quasi completamente espunto i nativi in favore di vip facoltosi, mentre agli angoli delle strade si assiste al racket dei questuanti che si suddividono angoli e crocevia per chiedere elemosina o derubare; il turismo mordi e fuggi di scolaresche, pellegrini e comitive che si adatta immediatamente a quel senso di anarchia e di mancanza di regole che coglie il visitatore che arriva in città.

E mentre parecchi romani non sanno dove sta Porta Pia, passando davanti al Colosseo i centurioni romani con i collant di lana marrone indicano ai turisti italiani, che puntano il dito, la casa comprata anni fa da un ex ministro ignaro di averla acquistata con soldi altrui…

Questa dovrebbe essere la città del ritrovato ordine, decoro e sicurezza? Questa è Roma che dovrebbe ospitare le Olimpiadi, mentre vede abbandonate al loro destino molte delle infrastrutture costruite in occasione di Italia 90, che attende la conclusione della “Nuvola” di Fuksas con costi divenuti spropositati, e che a sei anni dai celebrati mondiali di nuoto aspetta di vedere ultimata la Vela di Calatrava, simulacro del malcostume nostrano e scempio paesaggistico senza eguali?

Organizzare un’olimpiade è un fatto di prestigio, un’opportunità per migliorare la città e favorire una ripresa economica che tarda ad arrivare, anche se il default di Atene cominciò proprio con i cinque cerchi nel 2004; e se il nostro debito pubblico raggiunge proprio oggi la cifra record di 2157 miliardi di euro, tutto ciò diventa secondario se non preceduto dal risveglio da quel coma socio-culturale collettivo in cui siamo progressivamente e inesorabilmente caduti.

Per concludere, una raccomandazione al “Palazzo”: evitiamo almeno che da qui al 2024 i protagonisti di Mafia Capitale, scontata un “pò” di pena tornino in libertà in tempo utile per intromettersi nel business delle Olimpiadi, analogamente a quanto avvenuto per l’ Expo di Milano con i condannati eccellenti della lontana Tangentopoli.

Non possiamo e non vogliamo permettercelo, altrimenti meglio che il Coni chieda per Roma 2024 l’introduzione della disciplina olimpica di degrado culturale, di cui siamo certi di vincere la medaglia d’oro e si opponga al riconoscimento della disciplina di cultura della legalità, in cui non saremmo neanche in grado di qualificarci alla fase preliminare.

Il cammino del riscatto è lungo, faticoso, fatto di sacrifici e rinunce: proprio come la maratona olimpica…