UNA CHIAMATA ALLE ARMI!

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Il tema della cultura di Centrodestra o di Destra è stato “ampiamente” dibattuto negli ultimi venti anni: articoli, saggi, libri, convegni, conferenze, raduni. Sono stati compilati pantheon, alberi genealogici, diagrammi, cercando di separare o tenere insime quel vasto mondo che non si ritrova a sinistra: dalla destra tradizionalista fino al socialismo riformista, passando per libertari, liberali, radicali, anarchici… Tutti noi che ci occupiamo latamente di intellettualità, abbiamo partecipato a questo (forse) inutile sforzo cerebrale. Adesso siamo al grado zero. Finalmente, si potrebbe dire. Non ci sono alibi né scusanti: i politici hanno dimostrato fino in fondo il proprio disinteresse verso il cosiddetto “culturame”, l’intellighenzia non ha saputo rinnovare le parole chiave che dovrebbero generare identità e consenso in un’area politica.

Eppure la cultura è un potente creatore di senso. Solo la cultura, venendo meno le ideologie, può fecondare le appartenenze. I Beni Culturali, in Italia, sono un patrimonio immenso di bellezza e civiltà, prima ancora che un potente moltiplicatore economico. Una politica attenta, che oggi si trova costretta a chiedere sacrifici agli italiani in nome di una labile nazionalità, dovrebbe tenerne conto. Gli intellettuali di destra potrebbero sforzarsi di individuare nuove categorie con cui affrontare i temi del contemporaneo, visto che la sinistra non sembra essere in grado di provvedervi.

Ester Grossi, Fucinus Lacus, 2013
Ester Grossi, Fucinus Lacus, 2013

Il sondaggio che abbiamo commissionato a Euromedia Research evidenza quanto nell’elettorato di Centro destra sia sentita come urgente questa battaglia e quanto consenso potrebbe avere un partito che si appella alla cultura e alla bellezza. La nostra vuole essere una chiamata alle armi per coinvolgere tutte le persone ragionevoli che hanno a cuore il nostro Paese. E’ necessario che due decenni di diatribe vengano distillate in poche chiare idee. Lasciandoci alle spalle definitivamente il Novecento, con tutte le sue macabre contraddizioni, vogliamo sapere cosa ancora è utile nel nuovo millennio: quali valori, quali idee, quali uomini. 

Anche in tema politico, noi abbiamo poche solide convinzioni: che il diritto naturale sia preordinato a qualsiasi legge positiva; che la persona prevalga sullo Stato; che lo Stato siamo noi; che la nostra libertà si fondi sulla proprietà privata.

Aspettiamo contributi.


3 Commenti

  1. LA CULTURA – Già appellarsi ai soli intellettuali di destra fa a pugni con la cultura, la VERA CULTURA non conosce confini politici, e pensare di imbrigliarla con idealismi è un’idea che non regge. Ciò che è stata mortificata in tutti questi anni e ridotta in schiavitù è stata proprio l’intelligenza liberale che avrebbe dovuto impregnare le menti dei nostri giovani. Non c’è futuro nella politica di parte, che può esprimere solo corruzione, per questo ben venga un Movimento della Cultura. Ma come si fa in Italia? Patria del Cristianesimo che come tutte le religioni schiavizza la Cultura riducendola ad espressione al suo servizio? La Cultura, come ben sappiamo può essere solo al servizio della Scienza, che è il contraltare naturale delle superstizioni che affliggono le menti umane, e dove trovare oggi uomini liberi da questi condizionamenti che agiscono come catene mentali e corporali? Sperare di trovarli in vecchi marpioni che si riciclano a seconda del vento che tira non può che generare altra corruzione. I nomi della vera Cultura sono Darwin-Freud-Copernico, lo sappiamo già da tempo, e non certo GesùCristo-Allah-Buddha. e nemmeno Stalin-DeGasperi-F.D.Roosevelt. Spiacenti, la Cultura è un entità troppo grande per poter essere gestita dagli umani del presente, ancora troppo cammino abbiamo da percorrere. Certo ci si può provare, ma sarà molto difficile trovare umani così liberi e dotati del coraggio necessario da sacrificare persino la loro vita, per spezzare le catene della schiavitù mentale, per indicare la NUOVA FRONTIERA.

    • La cultura (e il giornalismo) dal Risorgimento in poi è stata usata in funzione pedagogica: prima per fare gli italiani, poi per forgiare la patria, poi per istruire i fedeli, poi per sistemare i compagni. Insomma, poche idee liberali. Una cultura sempre al servizio di qualcuno o di qualcosa. Speriamo di liberarla.

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