Nuda in un cinema buio

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Boccoli rossi che incorniciano uno sguardo malizioso, pelle di luna ed una sottoveste dalla fantasia vintage. Lei si adagia mollemente sulle poltroncine di una sala cinematografica vuota avvolta da un leggero pulviscolo, forse in attesa dell’inizio del film. Uno schermo bianco che aspetta la prossima proiezione la illumina distrattamente. Le immagini di Cinematic, progetto fotografico del giovane Davide Padovan, ti sorprendono per la loro capacità di portarti dentro un’atmosfera da cinema muto, quello delle dive degli anni ’20. Tra mostra del Cinema di Venezia, giornate del cinema Muto a Pordenone, Festa del Cinema a Roma, subisco ancora il fascino del red carpet, probabilmente è per questo che non riesco a staccare gli occhi dalle sue fotografie.

Davide Padoan comincia a scattare quattro anni fa, ha già alle spalle premi vinti, mostre collettive e scatti pubblicati su GQ ed altre pubblicazioni.  Il fotografo spiega così la sua passione per i ritratti «sono interessato a parlare più delle reazioni/relazioni che esistono tra le persone in ambienti quotidiani o  messinscene. Magari poi ci sarà una fase in cui vorrò dedicarmi solo al paesaggio». E i suoi ritratti, che ama così tanto, oscillano continuamente tra il bianco e nero e il colore come un salto nel tempo attraverso la storia del cinema. Secondo Davide sono due forze che possono convivere, uno stile «più complesso da gestire e difficoltoso, con molti sbagli lungo il percorso, ma altrettanto stimolante».

Il fotografo arriva al progetto Cinematic perché «era un idea – racconta – che avevo da molto tempo in mente, adoro le sale da cinema e le loro poltrone polverose. Un giorno mi piacerebbe ricreare un set come questo con meno compromessi (soprattutto  di budget)». Cinematic, nell’intento dell’autore, vuole  «suggerire e portare l’osservatore a porsi delle domande magari poi completare lui la storia».
Dal momento che gli scatti cinematografici di Davide prendono spunto dalla sua passione per la settima arte ero curiosa di capire quali fossero i suoi gusti. Sono stata accontentata con una breve, ma intensa, lista: «spazio molto da Tarkovskij a Malick, ma mi piace molto anche Clark e Korine (sempre per rimanere sul nomi conosciuti). Ma secondo me Ritorno al futuro ha una delle sceneggiature migliori della storia del cinema. Per quanto riguarda l’italia adoro Ciprì e Maresco.»
Buona visione.