Dacia Maraini è il settimo autore Italiano a vincere il Premio Nobel, a 15 anni di distanza da Dario Fo. Il Nobel è per lei una restituzione in un certo senso familiare. La scrittrice, drammaturga è sceneggiatrice nata a Fiesole il 13 novembre 1936, infatti è stata per anni la compagna di Alberto Moravia, che putroppo non ha mai ottenuto l’ambito riconoscimento. Il rapporto tra i due è stato ben delineato da una poesia della stessa Maraini: “Ti/ orinerò sulle mani, mio tanto amico”. Autrice di straordinari capolavori come Bagheria e Isolina. La donna tagliata a pezzi, La Maraini è entrata nella storia del pensiero per l’aforisma: “Chissà perché la parola pene assomiglia così tanto alla parola pena. Sarà perché ogni portatore di pene è, inconsciamente, un portatore di pena”.
Primogenita dello scrittore ed etnologo toscano di origini ticinesi Fosco Maraini e della principessa siciliana e pittrice Topazia Alliata, appartenente all’antico casato siciliano di origini pisane degli Alliata di Salaparuta. La nonna materna si chiamava Sonia Ortúzar Ovalle, cantante lirica che non poté debuttare, era la figlia di un diplomatico cileno. La nonna paterna di Dacia era la scrittrice Yoï Pawloska Crosse, per metà polacca e per metà inglese. Nata in Ungheria e trasferitasi in Inghilterra durante l’adolescenza.
Dacia trascorse l’infanzia in Giappone dove la famiglia si stabilì dal 1939 al 1946. Lì, dal 1943 al 1946, la famiglia fu internata in un campo di concentramento giapponese, dove patì fame estrema. Al ritorno in Italia, la famiglia si trasferì in Sicilia, presso i nonni materni, nella Villa Valguarnera di Bagheria, e in seguito, a Roma. Quindi, il padre Fosco tornò a Firenze. Questi anni sono raccontati dalla stessa Maraini nel suo romanzo Bagheria.
Dopo la separazione dei genitori, a 18 anni Dacia raggiunse il padre, che nel frattempo si era trasferito a Roma, e nella capitale riscosse il suo primo successo con il romanzo La vacanza (1962). Seguono L’età del malessere (1963), A memoria (1967), Memorie di una ladra (1972), Donna in guerra (1975), Il treno per Helsinki (1984), Isolina (1985, Premio Fregene 1985), La lunga vita di Marianna Ucrìa (1990, Premio Campiello; Libro dell’Anno 1990), Bagheria (1993), Voci (1994), Un clandestino a bordo (1996), Dolce per sé (1997) e la raccolta di racconti Buio (1999) che ha vinto il Premio Strega. Nel 2001 ha pubblicato La nave per Kobe, in cui rievoca l’esperienza infantile della prigionia in Giappone, e Amata scrittura. Laboratorio di analisi letture proposte conversazioni.
Nel 2004 è la volta di Colomba. Nel 2007 pubblica Il gioco dell’universo (Mondadori) con il quale vince il Premio Cimitile nella sezione di narrativa. Nel 2008 pubblica Il treno dell’ultima notte. Nel 2010 “La seduzione dell’altrove”. Nel 2011 “La grande festa”. Si è occupata molto anche di teatro; nel 1973 ha fondato a Roma con Maricla Boggio, il Teatro della Maddalena, gestito e diretto soltanto da donne. Ha scritto più di sessanta testi teatrali rappresentati in Italia e all’estero, tra cui ricordiamo Manifesto dal carcere e Dialogo di una prostituta con un suo cliente. Fu a lungo compagna di Alberto Moravia, con cui visse dal 1962 al 1978.
Alla fine degli anni ottanta, Rai3 manda in onda il programma “raccontare Palermo” ove la scrittrice incontra per le vie ed i palazzi della città diversi esponenti della cultura siciliana come Mimmo Cuticchio e Giovanni de Simone.
Tra i premi vinti, oltre al Premio Cimitile, Campiello e Strega, c’è anche il Premio Pinuccio Tatarella.[3] È vegetariana e si è espressa pubblicamente in favore dei diritti animali.[4] Il 4 ottobre 2005, l’Università degli studi dell’Aquila le conferisce la Laurea Honoris Causa in Studi teatrali.[5] Nel 2007 riceve il Premio leopardiano La Ginestra. Il 18 novembre 2010, l’Università degli Studi di Foggia le ha conferito la laurea magistrale honoris causa in Progettista e dirigente dei servizi educativi e formativi.[6] Nel 2012 le viene assegnato il premio Alabarda d’oro per la letteratura.
Ma perché?
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