Era la sera del 5 febbraio 1783. Il vescovo, probabilmente, aveva già cenato. E così anche i monsignori e gli abati di cattedrale, seminario, e conventi. Avevano già cenato i signori del castello e i notabili. Il popolo, no. Ma era un fatto normale. La piccola città di Oppido, incastonata come una perla sull’alto di una cima dell’Aspromonte, dormiva, quando il ruggito della Terra si fece sentire violentemente. Gli studiosi dicono fino a raggiungere magnitudo 6.9 grado della Richter. La montagna si spaccò in due, come una zucca segnata dalla lama.
Metà delle case, dei palazzi, delle chiese sprofondò nell’abisso. Ciò che rimase sulla montagna, era, però, già morto. Uomini, bestie e muri. I pochi superstiti, atterriti e feriti, percorsero sentieri impervi per raggiungere la Piana. Anch’essa distrutta e spaventata. Le scosse forti durarono fino al 28 marzo. Poi, per mesi. Nulla, del passato nobile della Calabria, restò in piedi.
9 settembre 2014. Visito Oppido Antica con la troupe di SUD, per una puntata speciale su Oppido Mamertina, la città che si inginocchia solo davanti a Dio, alla Legge e alla Cultura. Ho una guida d’eccezione: Vincenzo Vurluni, discendente di quella mistica Rosa Vurluni che, nell’8oo parlò con la Vergine Maria e si mise a servizio del popolo di Dio. Vincenzo è una fonte inesauribile di informazioni su Oppido e la sua gloriosa storia. Dalla fondazione a oggi.
Mi commuovo più volte, durante la visita. Quasi sento le urla strazianti di bambini, donne, uomini, poveri e ricchi, mentre morivano sotto l’ira del Mondo. Rabbrividisco mentre cammino, rispettoso e in preghiera, su una bruttissima strada di ciottoli costruita qualche anno fa. Magari spendendo malamente denaro pubblico. A destra e sinistra, resti di edifici e una sorta di staccionata da Far West. Sempre denaro pubblico.
Scopro che i ruderi sono tutti su proprietà privata (gulp!) e vedo centinaia di piante secolari di ulivo crescere, potenti e arroganti, e produrre scardinando mura. Chiamo lo Stato, ma non risponde. Urlo il suo nome. Niente! Se ne fotte! Qui, l’interesse di storici, archeologi, convegnardi e ciarloni finisce. Qui, non vale la pena di investire. Tanto, quale turista potrebbe essere interessato a visitare una città medievale della Calabria ‘ndranghetista?
Di questa Calabria interessano solo gli arresti, la cocaina al porto di Gioia Tauro, le beghe politiche di ex governatori e gli scioglimenti per infiltrazione mafiosa di comuni, province e regione. Di questa Calabria interessa scoprire solo se i Bronzi viaggeranno o no. E se il famoso ponte sarà costruito e come. Bazzecole, rispetto alla Storia e alla Cultura che trasuda da ogni ciottolo che si incontra per via. Ma, tant’è! Dei calabresi interessa il calibro, non la grandezza.
Oppido Antica, la Pompei dell’Età Moderna, non ha stragi da raccontare. Se non quella, unica, fatta dalla rabbia della Natura. Ma quella non fa audience. Purtroppo.