Mattatrici tra Dostoevskij ed Etty Hillesum

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Nello spettacolo di Andrea Chiodi gli opposti inconciliabili della natura umana

di Enrico Groppali

 

Al Festival Sacro Monte di Varese è andato in scena un singolare omaggio spirituale, suddiviso in due parti simmetriche che, al di là delle differenze di struttura e di racconto, sono apparse magnificamente accordate su un unitario piano di raccordo. Da una parte infatti Andrea Chiodi, regista e geniale animatore di una serata che si segnala all’attenzione per l’intuizione drammaturgica al servizio di una proposta finora disattesa dai cartelloni di questo tipo, ha privilegiato un autore come Dostoevskij. Mentre dall’altra ha congegnato per quattro voci soliste una commossa rivisitazione della figura di Etty Hillesum, una delle voci più pure della storia e della meditazione umana della prima meta’ del secolo scorso.

“La leggenda del grande inquisitore”, una delle pagine più alte e strazianti di un capolavoro come “I fratelli Karamazov” in cui il delegato alla soppressione degli eretici di tutti i tempi, in un assolo di raccapricciante vis evocativa si erge con inaudita violenza contro la figura trascendente di Cristo; identificandosi addirittura con un Satana di cui non si fa il nome diviene nel Grande Libro che lo contiene l’occasione di un contenzioso aspro e terribile tra Ivan, toccato dal peccato, e Alesa, toccato dalla Grazia. A tracciare una sorta di mediazione tra due inconciliabili opposti che, a una prima superficiale lettura, rischiano di presentarsi omologhi nello spietato giudizio dell’umanità che ci circonda.  Umanità ansiosa solo di sopravvivere accumulando beni di consumo volti a soddisfare le più elementari esigenze di sopravvivenza, e perciò del tutto indifferente alle leggi di quello Spirito. Un dissidio che, con la voce purissima di un’attrice come Lucilla Morlacchi, splendida testimone dell’impotenza della ragione di fronte al Mistero, si espande nello spazio dell’attesa come una musica di inquietante bellezza. Mentre nel secondo reading Laura Marinoni, Maddalena Crippa e Federica Fracassi non in funzione predicatoria ma di commovente pathos illustrano la parabola di Etty, ebrea soppressa ad Auschwitz, che auspica l’ avvento dell’assoluta equazione del bene nel mondo, tracciando senza saperlo un ideale punto di contatto con Simone Weil sotto il simbolo del Sacrificio.

ETTY E DOSTOEVSKIJ

Regia di Andrea Chiodi, con Lucilla Morlacchi, Maddalena Crippa. Laura Marinoni.

Festival Sacro
Monte di Varese, poi in tournee.

08/09/2014