Tina Sondergaard, l’armonia degli anni ‘50

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Tina-Sondergaard-off-à-porterPin up, tubini aderenti e trucco perfetto. A dispetto di mode e tendenze tutto il glamour degli anni ’50 è ancora attuale e desiderabile. Gli elementi più caratteristici di quel periodo sono oggi più che mai apprezzati, ingentiliscono le nostre case, influenzando perfino il più moderno dei design, e seducono il nostro guardaroba, arricchendolo con abiti da diva. Dall’alto delle passerelle abiti e accessori strizzano l’occhio a quel decennio favoloso, mentre stilisti e brand fanno a gara ormai da diverse stagioni nel tentativo di ricreare quello stile così ricercato. Nel cuore di Roma  c’é un angolo prezioso, dove gli anni ‘50 ogni giorno prendono vita, su misura, con uno schioccare di dita grazie a Tina Sondergaard, designer di origini danesi ma romana di adozione, che del ricreare il fascino dei favolosi ‘fifties’ ha fatto la sua missione.

Figlia di un musicista con la passione per lo Swing, che le ha insegnato la magia di epoche lontane sulle note della sua musica, Tina ha una storia straordinaria alle spalle, fatta di viaggi appassionanti ed emozioni forti, che l’ha portata a Parigi sulle tracce di Dior e delle sue creazioni a caccia di tessuti vintage cui restituire una vita attraverso l’uso sapiente di ago e filo.

Il gioiello di Monti
Sedotta dai modelli del passato la designer ha trasferito lo stile inconfondibile degli anni ’50 nel suo lavoro, che esercita, con passione e determinazione, a Monti, il quartiere alla moda radical chic, nella sua boutique- laboratorio. Qui gli abiti si animano in un soffio. Con pochi tratti di matita e una fantasia ben concentrata su quanto di bello è stato fatto nel passato, nascono creazioni moderne dal sapore retrò che sono la traduzione contemporanea di un artigianato di lusso difficile da trovare nell’era del fast fashion.
Entrare nella sua piccola boutique ben incastonata tra le viuzze del centro è come fare un viaggio indietro nel tempo dimenticando collezioni, stagionalità e taglie preconfezionate. Nel suo paese del balocchi in formato mignon tra manichini vintage – ne possiede uno, preziosissimo, usato da Fernanda Gattinoni- e macchine da cucire, gli abiti prendono forma non in serie, ma sui corpi delle donne, che Tina avvolge con strati di tessuti colorati e stampati con le fantasie più varie, creando ogni giorno piccole magie a prezzi contenuti.

Tina Sondergaard

Come dive del passato
Qui tutto è unico: gonne a ruota, pantaloni dalle ampie gambe e tubini che mettono ben in evidenza il punto vita – spesso dotati di accessori double face scomponibili per adattare un abito alle diverse occasioni del quotidiano -sono progettati per non avere uguali, adattati al fisico di chi li compra o addirittura realizzati su misura a seconda delle esigenze delle clienti, per accompagnarne le silhouette senza costringerle nelle canoniche taglie. La designer ricrea così quotidianamente, tra una chiacchiera e l’altra, la perfezione del su misura e il piacere della personalizzazione, puntando non solo alla assoluta valorizzazione delle forme, ma anche a ricreare nella sua boutique l’antico rapporto tra cliente e designer che in passato ha fatto la fortuna degli stilisti più famosi.