Arrigo Musti: la profonda superficialità

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di Angelo Crespi

Iniziamo dalla fine. Gli ultimi quadri di Arrigo Musti segnano un punto ulteriore rispetto alla sua precedente produzione, più semplicemente figurativa. Persistono le figure della tradizione classica (erme e statue femminili) che rimandavano, come iconografia, al lavoro di Luca Pignatelli, sebbene esse siano ora diventate orme evanescenti di una tradizione da cui, nonostante tutto, l’artista siciliano non può prescindere. Il passaggio verso l’astratto, più ancora verso un informale alla Fontana – si pensi alle ceramiche del maestro dello spazialismo – è manifesto nella mostra in corso a Roma (“Impop” fino al 28 settembre nella Casina delle Civette – Musei di Villa Torlonia) dove la memoria fatta di densa materia sfuma sullo sfondo e si sgretola, a favore di una superficie lucente e piatta, metafora del mondo contemporaneo.

O meglio: la trama neoclassica sembra aggredire il davanti, restituendo profondità alla flatness ultra pop che Musti raggiunge lavorando su metallo, con una tecnica spray finalizzata a esprimere la massima potenza timbrica del colore; un risultato visivo molto “laccato” che egli stesso non teme di definire, nel senso etimologico, “quasi stucchevole”. Qui sta il dilemma filosofico: se a prevalere in futuro sarà il contenuto possente e materico della forma primigenia, oppure vincerà la superficialità formale di una postmodernità in cui le immagini, tra citazioni e rimandi, ci perseguitano e dentro le quali ci si adagia senza pensieri.

Avvocato pentito, bagherese di adozione, quaranta cinque anni, Musti ha esposto più all’estero che in Italia (Francia, Olanda, Stati Uniti…), pur rimanendo intimamente legato alla nostra cultura. La sua concezione etica e non solo estetica dell’arte risalta in un percorso in cui anche le mode vengono riassorbite da una rigorosa fermezza concettuale: nessun cedimento nei confronti di un art system in cui la tecnica, il virtuosismo, il pensiero sono addirittura visti con sospetto, mentre la provocazione insensata e la facile ironia sono mezzi con i quali imporsi su un mercato internazionale sempre più incomprensibile.

 

11.08.2014