La De Laurentiis fa Girotondo tra Schnitzler e Freud

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Al teatro dell’Angelo di Roma la rilettura dell’opera con la regia di Francesco Brachetti.

di Francesco Sala

Arthur Schnitzler nel suo “Girotondo” basa gli intrecci della commedia facendoli ruotare a cavallo fra la fine dell’Impero Asburgico e la pubblicazione di un’opera che battezzerà il Novecento: l’”Interpretazione dei sogni” di Sigmund Freud. Schnitzler, medico viennese, osserva i personaggi con la lente dello scienziato: li vede nel pieno della loro catastrofe amorosa, affannati a rincorrersi sentimentalmente, desideranti, incapaci di colmare un loro inspiegabile vuoto.

Il girotondo d’amore è inutile, sempre uguale, ripetitivo, forse disperato. Perché ci scegliamo sempre lo stesso partner anche se ne cambiamo molti? Nel balletto stereotipato delle nostre relazioni amorose, crediamo essere consci, di scegliere, ma avverte l’autore- il mondo dei rapporti è da decifrarsi nella psiche, nelle nostre proiezioni, nell’inconscio- Schnitzler si può capire ed apprezzare non solo nel ritmo del vaudeville veloce, ma il reiterato e surreale Girotondo va rivalutato nel risvolto psicologico dell’uomo contemporaneo indicato da Freud. La soluzione non è solo nel giro implacabile, nella velocità, ma anche nel vuoto di senso delle nostre vite. L’attualità di questo autore verrà rilanciata proprio dal grande regista cinematografico Stanley Kubrick che nel suo ultimo film “Eyes Wide Shut” del ’99, prende il soggetto dal racconto Doppio sogno (Traumnovelle, 1926).

Schnitzler è il cantore del fondo oscuro della psiche, l’architetto di monologhi interiori e dialoghi talmente luminosi che fanno scuola ancora oggi. Gaia de Laurentiis al teatro dell’Angelo di Roma presenta il suo “Girotondo”. Ne è la protagonista assoluta. Si mostra a proprio agio in questo meccanismo pieno di fatalità e ossessioni. Gaia è sensuale, ossessiva, a volte aggressiva, seducente, civetta; ci svela la sua buona tecnica teatrale tra le pieghe del suo personaggio e appare piena d’amore, di erotismo, d’incertezze desideranti, proprio come le donne di Schnitzler, le quali non sanno veramente scegliere, essendo così fatalmente attratte dalla sensualità della ventosa amorosa.