di Michel Dessì
Il ferro prega nelle mani del Maestro. Cogliere la spiritualità di un’anima e darle corpo di freddo ferro è un potere divino. Cosimo Allera lo detiene. Il ferro nelle sue mani prende vita. Si gonfia di anima e respira. Acquista leggerezza e vola. Come la santità delle figure sacre a cui dedica parte della sua creatività . Come Gesù Nazareno che si libera dei chiodi della croce e, leggero, si protende sul popolo dei fedeli dall’alto della cupola della Chiesa di Paravati. È opera sua. Di Cosimo Allera. L’artista che, in ogni scultura, mette in risalto il contrasto tra la sofferenza di vivere e la gioia di essere. Come in questo caso: dalla morte alla resurrezione.
È da quando era bambino che lo scultore gioca col ferro. Da quando spiava silenzioso suo padre fabbro che fondeva e forgiava il ferro per mantenere la famiglia. Di quegli anni restano, timidamente mostrate ai pochi, una macchinina e un gatto. Erano i suoi giocattoli. Gelosamente custoditi, sono il suo omaggio al passato.
Oggi, Maestro del ferro e del bronzo. Materiali nobili per costruire corpo all’idea. Un’idea che nasce apparentemente dal nulla. Incontrollata. Che, invece, urla e brucia dentro l’artista. E lo obbliga a dargli aspetto. Esistenza. E così, le lunghe lastre di ferro lucido modellate dalla prepotente fiamma ossidrica assumono forma e prendono vita. Quasi a muoversi. A seguirti. A catturare lo sguardo. L’attenzione. E Ti incantano. Un’arte, quella scelta da Allera, faticosa e dispendiosa. Non comune. Non è facile lavorare i metalli. Non è facile, attraverso un pezzo di ferro, trasmettere emozioni. Eppure, lo scultore riesce a farlo. Sempre. A farti riflettere. Come la sua prima opera pubblica, risalente al 1984, che racchiude in sé una speranza. Un bambino, che con la sua dolcezza, sorregge e unisce un mondo piegato e spezzato dalla cattiveria e dall’egoismo dell’essere umano.
Le sue opere sono esposte e apprezzate in tutto il mondo: Shanghai, Parigi, Spagna, Portogallo, Germania, Bruxelles. Italia. Il ferro, silente, attende nell’angolo del laboratorio che la sua mano sapiente lo lavori e gli dia forma. E lo trasformi in un’opera d’arte. Solida come un pensiero, forte come il ferro.