I mitici viaggi di Ulisse narrati con due iPhone da Stefano De Luigi

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Stefano De Luigi con “iDissey” racconta le antiche culture

di Barbara Silbe

 

Non è uno sconosciuto, Stefano De Luigi. Membro dell’agenzia VII, autore di libri, vincitore di quattro edizioni del World Press Photo e numerosi altri premi internazionali, finisce su questa pagina dedicata agli emergenti per un progetto che traccia nuovi percorsi del réportage.
Si tratta di una ricerca multimediale che lo ha portato a ripercorre le tappe di Ulisse narrate da Omero e a produrre immagini di questo viaggio con il solo ausilio di due iPhone.

Il suo lavoro si chiama iDyssey ed è occasione per raccontare antichi luoghi e culture attraverso le potenzialità semantiche delle nuove tecnologie, senza troppo fare gli snob come va di moda tra i puristi di questa arte. «Lasciare a casa la reflex è stata una scommessa» – esordisce De Luigi -; lo scopo era quello di sottolineare che dietro la fotografia c’è sempre un pensiero, qualunque mezzo si adoperi per esprimersi. L’iPhone è un pretesto, come lo è una fotocamera. Oggi la diffusione di questi supporti ha creato una compulsione bulimica allo scatto e alla condivisione online delle immagini. I filtri e le app aiutano a dare l’impressione di essere tutti bravi fotografi, ma non ci si sofferma più a ragionare. Tutto scorre ed è condiviso sui social, però si è abbassata l’educazione all’estetica. Io passavo ore davanti a una foto, oggi è tutto così veloce che la fotografia sembra non essere più fatta per essere letta e riletta».

Il suo girovagare sulle tre sponde del Mediterraneo è anche ricerca sociologica? «Certo. Mi sono scaricato l’applicazione Hipstamatic (che riproduce il vecchio formato 6×6 dell’analogico) con tutti i rullini e le lenti correlate; le ho studiate per capirne la resa e sono partito, ispirato anche dallo studio dell’ellenista francese Victor Berard e da altri libri. Ho scelto dodici tappe: da Troia a Itaca, dalla Turchia alla Tunisia, dall’Italia alla Grecia. L’Odissea è un patrimonio universale, storia perfetta per far dialogare il passato e la contemporaneità, come perfetto era quel mezzo per relazionarsi alle persone che incontravo. A un certo punto pensi che ti resti da scegliere tra chiuderti in una torre d’avorio per usare solo il banco ottico, oppure farti prendere dalla curiosità di qualunque nuovo mezzo espressivo. É il pensiero, la storia, il tuo sguardo sulla realtà, che contano. Questa è la potenza della fotografia».